Attenti al dopocena

di PAOLO GIACOMIN

La trattativa con l’Europa è cominciata con la cena tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker. Il governo ha poco più di un mese di tempo, quanto manca all’approvazione della legge di Bilancio per fine anno, per tenere insieme i conti dello Stato, rispondere alle esigenze degli azionisti di maggioranza Lega e 5 Stelle, allontanare la procedura d’infrazione per deficit eccessivo.

Non basteranno le parole, dovranno cambiare i numeri. Un dopocena più sereno dell’antipasto darebbe una mano a calmare lo spread e a lenire le preoccupazioni di imprese, famiglie, investitori e risparmiatori. Nel 2017 lo Stato italiano ha speso 65 e rotti miliardi di euro solo per pagare gli interessi sul debito pubblico. Il 3,8% del Pil. Più o meno quanto spende, per esempio, per la pubblica istruzione. La Banca d’Italia, nel rapporto reso noto venerdì scorso, ha calcolato che il rincaro dei tassi negli ultimi sei mesi ha già causato un rialzo della spesa dello Stato per interessi di 1,5 miliardi rispetto a quanto i mercati si aspettavano ad aprile.

Se lo spread rimane quello attuale si traduce in un aumento di 5 miliardi di spesa pubblica per interessi nel 2019 e di 9 miliardi nel 2020. Il paradosso è che, senza una crescita sufficiente, come accade da anni e non solo da quando governano i giallo-verdi, la spesa per interessi sul debito pubblico continuerà a essere la causa principale dell’aumento del debito pubblico. Un cane che si morde la coda.

A dare voce al paese, anche ieri è stato un uomo di impresa, Carlo Robiglio, presidente della Piccola industria di Confindustria: «C’è indubbiamente una preoccupazione che sta salendo ogni giorno in maniera esponenziale». E chi già lottava «per difendere la trincea» ora «ha paura che finisca in una Caporetto». Ne tenga conto il governo, ne tenga conto l’Europa.

QN.NET

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