Un operaio denuncia: “Lavoravo in nero nell’azienda Di Maio”
Un operaio edile di Pomigliano d’Arco ha denunciato ieri sera a Le Iene di aver lavorato per due anni in nero nell’impresa edile di Antonio Di Maio, il papà del vicepremier. L’operaio sostiene diverse altre cose molto gravi. Racconta di aver subito un infortunio sul lavoro a un dito, e di averlo segnalato ad Antonio Di Maio, il quale gli avrebbe risposto di «non dire che mi ero fatto male nel suo cantiere. Mi consigliò di dire che mi ero fatto male in casa». Luigi Di Maio ha risposto così, alla trasmissione: «Io non gestisco direttamente l’azienda. E tra il 2009 e il 2010 non ero socio. A me questa cosa non risulta ma il fatto è grave, verificherò». Poi, in stato di evidentissimo imbarazzo e difficoltà davanti all’inviato Filippo Roma, ha preso le distanze persino dal suo stesso padre: «Io e mio padre per anni non ci siamo neanche parlati. Non c’era stato un buon rapporto, per anni… Te lo dico proprio col cuore, Adesso è migliorato un po’».
La storia però rischia di essere uno scandalo. I fatti risalgono a un periodo antecedente di due anni a quello in cui l’attuale vicepremier è diventato proprietario al 50% dell’azienda di famiglia, nondimeno le circostanze – se vere – sarebbero di estrema gravità.
L’operaio (Salvatore Pizzo) commenta: «La cosa che mi fa rabbia che il ministro del lavoro, che ribadisce in campagna elettorale “vengo da una famiglia onesta, vengo da una famiglia onesta”, lo venisse a dire a me, che tutta questa onestà, sulla mia pelle, non l’ho notata».
Pizzo ricorda: «Lavoravo otto ore, dal lunedi al venerdì, Venivo pagato 1100 euro al mese, in nero. Mi pagava Antonio Di Maio in persona, Ripetutamente gli ho chiesto di esser messo in regola, ho anche dei figli. E lui: “poi vediamo, non è il momento, sono momenti bui”. Mi portava per le lunghe. Eravamo sette-otto, quasi la metà in nero». L’incidente avviene con un tubo incagliato che gli sfregia l’indice della mano sinistra: un mese di inattività. «Antonio Di Maio mi voleva portare a Nola, perché forse lui ha lì il cognato che è un dirigente dell’Asl». Qui il racconto contiene una supposizione pesante, che ci limitiamo a riferire: «Suppongo che poi poteva imbrogliare le carte, e mascherare che mi ero fatto male. Nel ritorno, mi disse: “Mo’ non raccontare che ti sei fatto male nel cantiere, sennò ci mettiamo altri ventimila euro su stu dito”. Lui mi voleva far zittire. Mi consiglia di dire che mi ero fatto male a casa».
A fine convalescenza all’operaio fu fatto un contratto di sei mesi, ma solo dopo l’intervento di un sindacalista della Cgil. Poi il contratto non è stato rinnovato. «Abbiamo chiuso con una piccola sommetta l’anno, in nero. Cinquecento euro», narra Pizzo. «Ha pagato il mio silenzio. Ho fatto un errore. Tutti ci dovremmo ribellare, ma purtroppo non c’è lavoro». Il manovale racconta poi varie altre presunte violazioni delle norme di sicurezza nei cantieri dell’azienda di Di Maio, che «mettevano a repentaglio anche la vita del lavoratore».
In serata Di Maio è tornato su facebook sulla vicenda, ma l’incendio ormai divampa: «Mio padre ha fatto degli errori nella sua vita, e da questo comportamento prendo le distanze, ma resta sempre mio padre». Promette che oggi consegnerà «i documenti su questa vicenda in particolare, che ho chiesto di procurare a mio padre, e faremo tutte le verifiche». Fatto sta che oggi si troverà di nuovo faccia a faccia con le Iene. E non è detto sia solo quello che è andato in onda, ciò di cui sono in possesso.
LA STAMPA