Pure Luigi lavorava in nero? E il ministro non chiarisce
La peggior accusa per un ministro del Lavoro? Aver un passato da lavoratore abusivo. E diventa una macchia ancor più nera se quel ministro è Luigi di Maio: il leader di un Movimento che ha costruito la sua forza politica su onestà, etica e legalità.
Il capo politico dei 5 Stelle ha dichiarato pubblicamente che da giovane ha lavorato, nei periodi estivi, nella ditta edile del padre Antonio Di Maio. Dal palco di Confcommercio il vicepresidente del Consiglio ha rivendicato con orgoglio il proprio passato da muratore. Però, ora, quel passato rischia di trascinarlo in un burrone: all’inviato de Le Iene Filippo Roma, Di Maio ha assicurato di aver lavorato sempre con un regolare contratto. Quando ha pronunciato quelle parole era certo. Chiaramente, l’ha fatto, avendo carte e documenti che lo potessero dimostrare. Perché Le Iene hanno subito chiesto al leader grillino di esibire documenti che allontanino anche solo il sospetto che sia stato un lavoratore abusivo.
Un ministro del Lavoro non avrebbe atteso più di un’ora per esibire le prove della condotta limpida. Ma invece sono trascorse 48 ore dalla richiesta di Filippo Roma senza che Di Maio abbia ancora consegnato i documenti che possano attestare di non essere stato lavoratore in nero. Ovviamente le Iene ritorneranno alla carica contro Di Maio, chiedendo prova di contributi, tutela e contratto per le ore di lavoro prestate nella ditta del papà. Più passa il tempo e più diventa imbarazzante per il ministro del Lavoro non scacciare dubbi e sospetti su un presunto passato da lavoratore abusivo. Il padre Antonio, imprenditore edile, è già finito nell’occhio del ciclone per quattro presunti casi di lavoratori impiegati nei cantieri senza alcuna copertura contrattuale. Alla denuncia di Salvatore Pizzo, dettò Sasà, che alle Iene ha raccontato di aver lavorato in nero per la ditta Di Maio, si sono aggiunti i racconti di altri tre lavoratori. Un operaio che a Filippo Roma ha raccontato di aver lavorato senza contratto per 8 mesi. Il terzo caso è il più delicato. Si tratta di un lavoratore reclutato part-time (ovviamente senza copertura contrattuale): l’operaio racconta alle Iene di aver lavorato con Di Maio senior come manovale solo per metà giornata. Veniva, insomma, impiegato nei cantieri solo nel pomeriggio. Motivo? Il lavoratore era già occupato con regolare contratto in un istituto scolastico della zona. E dunque non avrebbe potuto lavorare nella ditta Di Maio. Avrebbe rischiato seri guai giudiziari. Una versione che sembrerebbe confermata anche dagli altri due operai. Ma ora potrebbe aggiungersi il quarto, il più imbarazzante: il ministro del Lavoro Di Maio, il figlio del genitore-imprenditore, potrebbe scoprire di essere stato un lavoratore abusivo nella ditta di famiglia. Cosa farà ? Una vertenza contro il genitore? D’altronde, con Le Iene, Di Maio si è già smarcato, chiarendo che in un periodo della propria vita i rapporti con il padre non siano stati buoni. Il vicepremier, però, non ha voluto chiarire i motivi del conflitto familiare. Ma queste sono, e resteranno, solo ipotesi. Perché Di Maio non farà trascorrere un altro giorno senza esibire il contratto dell’epoca in cui ha lavorato come muratore nella ditta del padre.
IL GIORNALE
This entry was posted on mercoledì, Novembre 28th, 2018 at 09:04 and is filed under Politica. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.