Carta canta
di RAFFAELE MARMO
Il tempo gioca contro l’Italia. Ma Matteo Salvini e, soprattutto, Luigi Di Maio non devono averlo capito appieno. E continuano a fare i sovranisti con i risparmi degli altri. Dove gli altri, in questo caso, sono gli italiani. La trattativa con Bruxelles sembrava sbloccata dopo la cena del premier Giuseppe Conte e del ministro dell’Economia Giovanni Tria con i vertici della Commissione. E invece la palude italiana o, meglio, le sabbie mobili di un governo avvitato su se stesso hanno di nuovo inghiottito la possibile riduzione del deficit intorno al 2-2,2 per cento.
Non si spiegano altrimenti gli avvisi ai naviganti del commissario Vladis Dombrovskis che, non a caso, ha spiegato, se mai ve ne fosse bisogno, che serve una correzione robusta del rapporto deficit-Pil. E un documento ufficiale, non chiacchiere e melina. Un modo per dire: state ad almanaccare sullo 0,2 e neanche trovate un accordo quando, semmai, vi dovreste preoccupare che non basterà a salvarvi dalla procedura d’infrazione.
Insomma, a Palazzo Berlaymont conoscono bene i giochi e i giochini «degli italiani» e non sembrano avere esitazioni su quello che si aspettano e su quello che ci hanno chiesto. Ma il problema non è meramente formale, di rispetto dei parametri europei. E non lo è non solo per quello che ci ha raccontato con cognizione di causa il premier greco Alexis Tsipras: «È meglio che facciate oggi quel che comunque vi faranno fare domani». O per quello che ha puntualizzato Mario Draghi: «Politiche insostenibili possono costringere a correzioni economicamente e finanziariamente dolorose».
No, avere i conti in ordine è garanzia di equilibrio e di stabilità per i diritti sociali di oggi e per quelli delle future generazioni. A ripeterlo autorevolmente è lo stesso presidente della Repubblica (video): «Senza finanze pubbliche solide e stabili non è possibile tutelare i diritti sociali in modo efficace e duraturo, assicurando l’indispensabile criterio dell’equità intergenerazionale».
Sarà bene, dunque, che Salvini e Di Maio traducano la disponibilità a rivedere la manovra in atti conseguenti: la differenza tra azzardo e rischio calcolato esiste, ma è sottile.
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