Siamo garantisti ma non fessi

Essere garantisti non significa essere fessi, non al punto da farsi prendere in giro dai Di Maio e dai Di Battista.

E siccome siamo garantisti non chiediamo né manette né dimissioni, almeno non fino a sentenze passate in giudicato. Non le chiediamo per nessuno, neppure per il ministro Di Maio coinvolto con la sua famiglia in episodi più che sospetti di correttezza fiscale ed etica. Non lo facciamo perché siamo diversi da loro, che da anni insorgono, strepitano e infangano i rivali politici alla sola ipotesi che direttamente o per interposto parente siano coinvolti in qualche malaffare. Siamo convinti che le sentenze le debba emettere la Corte di Cassazione, non il Parlamento e neppure i giornali, e prendiamo atto con piacere che da oggi, grazie ai guai della famiglia Di Maio, anche i Cinquestelle la pensano così.

Fa sorridere vedere Di Maio e Di Battista prima arrossire e poi strepitare contro chi racconta verità scomode che riguardano loro e i loro famigliari. Sempre rossa, ma di arroganza, era la loro faccia quando chiedevano la testa di Renzi, Boschi, Lupi e Guidi tanto per citare loro colleghi ministri all’apparire di presunti scandali che coinvolgevano loro congiunti, tutti peraltro poi assolti.

I princìpi non si contano, si pesano. In questo senso l’ipotesi di aver truffato un lavoratore (caso babbo Di Maio) non è meno grave di quella di aver truffato un risparmiatore (caso babbo Boschi); e un possibile abuso di potere (caso babbo Renzi) non è più sconveniente di un probabile abuso edilizio (caso babbo Di Maio), tanto che i grillini nel 2013 guidarono dall’opposizione la rivolta per ottenere la testa dell’allora ministra Josefa Idem colpevole di un «banale» abuso edilizio nel garage di famiglia.

Adesso i grillini scoprono di avere un passato e di tenere famiglia. Ma il loro passato e le loro famiglie non sono più sacre delle altrui per diritto divino. Il rispetto va conquistato, e senza le scuse per le infondate campagne forcaiole, la loro credibilità è pari a zero.

Vuoi vedere che scavando si scoprirà che anche i grillini fanno parte di quella «classe dirigente corrotta» di cui parlava e sparlava Piercamillo Davigo, loro guru in fatto di giustizialismo? Chissà. Al momento la migliore l’ha detta l’ex ministro Gianfranco Rotondi, democristiano di lungo corso e uomo di spirito: «I familiari? Noi della Prima Repubblica avevamo il vantaggio che arrivando in età non più giovane alle prime file della politica eravamo quasi tutti orfani».

IL GIORNALE

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