G20, Trump cancella l’incontro con Putin: “Stop al dialogo dopo l’aggressione a Kiev”

paolo mastrolilli
inviato a Buenos Aires

Trump scarica Putin, o quanto meno prende le distanze da lui, per la prima volta da quando ha cominciato la sua corsa alla Casa Bianca. Potrebbe trattarsi solo di una mossa tattica, dettata magari dagli ultimi problemi giudiziari e di politica interna, ma esiste anche la possibilità di un cambio di strategia più duraturo.

Ieri mattina, cogliendo di sorpresa lo stesso Cremlino, Donald ha annullato via Twitter il vertice con Vladimir in programma domani al G20 di Buenos Aires, dopo una drammatica riunione avvenuta sull’Air Force One già in volo verso l’Argentina. La spiegazione ufficiale è che il presidente non ha digerito l’aggressione lanciata domenica dalla Marina russa contro quella ucraina, nelle acque dello stretto di Kerch. Quella ufficiosa è che l’inchiesta del procuratore Mueller sul Russiagate sta accelerando, in particolare dopo la confessione dell’avvocato Cohen, secondo cui Trump aveva continuato a negoziare la costruzione di una torre a Mosca, fino a poche settimane prima della sua nomination come candidato presidenziale del Partito repubblicano. In questo clima, il capo della Casa Bianca potrebbe aver deciso che non era più opportuno farsi fotografare sorridente vicino al collega del Cremlino, durante la stretta di mano inevitabile a Buenos Aires.

 

Quando ieri mattina era salito sull’elicottero che doveva portarlo all’imbarco sull’Air Force One, Trump era parso ancora ottimista: «Probabilmente incontrerò Putin al G20». Un paio d’ore dopo, però, il mondo si è capovolto. «Sulla base del fatto che le navi e i marinai non sono stati riconsegnati all’Ucraina dalla Russia, io ho deciso che è meglio per tutte le parti coinvolte cancellare il mio meeting precedentemente programmato in Argentina con il presidente Vladimir Putin. Sono ansioso di avere ancora un vertice fruttuoso, appena questa situazione sarà risolta».

 

La portavoce Sarah Sanders ha spiegato che sull’Air Force One il presidente ha ricevuto l’ultimo briefing di intelligence sullo scontro di Kerch, e poi ha tenuto una riunione con il segretario di Stato Pompeo, il capo di gabinetto Kelly, e il consigliere per la sicurezza nazionale Bolton collegato dal Brasile. La discussione è stata tesa, e alla fine il capo della Casa Bianca ha deciso di annullare il vertice di Buenos Aires. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, evidentemente sorpreso, ha cercato di prenderla con filosofia: «Non abbiamo informazioni ufficiali. Se le cose stanno così, vuol dire che avremo un po’ di ore in più per organizzare incontri utili a margine del G20». Mosca però non è rimasta contenta, anche se Trump ha lasciato aperta la porta per un nuovo incontro, dopo la risoluzione della crisi di Kerch.

 

La tensione stava salendo da tempo, soprattutto da quando gli Stati Uniti si erano ritirati dall’«Intermediate Range Nuclear Forces Treaty». Bolton, poi, è noto per le posizioni ostili alla Russia. La spiegazione della svolta, però, non può stare solo nella volontà di difendere l’Ucraina. Fin dalla campagna elettorale, Trump aveva detto che voleva normalizzare i rapporti con Putin, perché andare d’accordo sarebbe convenuto a tutti. Poi era scoppiato il Russiagate, che aveva fatto sospettare motivi inconfessabili per questa disponibilità di Donald verso Vladimir. Eppure il capo della Casa Bianca non aveva mollato, anzi. Un primo incontro era stato organizzato proprio al G20, quello di Amburgo, seguito poi dal bilaterale di Helsinki, che secondo l’ex capo della Cia Brennan aveva sfiorato il tradimento. Trump, ansioso di accettare la smentita di Putin di aver favorito in qualsiasi modo la sua vittoria contro Hillary, aveva persino offerto di estradare a Mosca l’ambasciatore americano dell’era Obama, per farlo interrogare dal Cremlino sulle sue interferenze politiche in Russia. Donald era uscito così soddisfatto dal vertice di Helsinki, che aveva invitato Vladimir alla Casa Bianca. Poi aveva cercato di vederlo a Parigi nel corso delle celebrazioni per la fine della Prima guerra mondiale, ma si era dovuto accontentare di Buenos Aires. Il sospetto è che il brusco annullamento del bilaterale non sia dovuto all’Ucraina, e neppure ad un mutamento di linea da parte di Trump. I problemi veri sono la confessione di Cohen, e l’accelerazione dell’inchiesta di Mueller, che hanno reso indispensabile mostrarsi duro con Putin.

LA STAMPA

 

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