Il racket dei cannibali di auto. “Affare da 20 miliardi”. Modelli di lusso sotto tiro
di ALESSANDRO BELARDETTI
Roma, 2 dicembre 2018 – Quattro furti al giorno in ogni provincia (solo quelli denunciati), un business nazionale in crescita di 20 miliardi di euro, donne e ragazzini in azione tra le bande dell’Est Europa, la merce di lusso rivenduta nel mercato estero. È il racket delle auto cannibalizzate, le vetture parcheggiate a cui viene rubato in pochi minuti ogni tipo di componente (dalle gomme al cruscotto, dal navigatore agli sportelli). E il comparto dei bolidi da vip vive ora un’impennata di commercio tra bande, con auto scarnificate e poi riassemblate in covi affittati da prestanome.
“I componenti delle auto di lusso sono in gran parte diretti al mercato straniero – spiega la dottoressa Giuseppina Minucci, direttore della Terza divisione del servizio polizia stradale –. Le indagini presentano la cannibalizzazione delle auto come un fenomeno altalenante, ora in crescita solo per i veicoli di media e alta gamma. Il mercato nero domestico predilige i veicoli di piccola-media gamma, mentre i mercati illegali esteri modelli di lusso”.
Il settore è nelle mani degli albanesi; in Lombardia, Lazio e Campania si trovano i ‘garage’ di lusso. Ma i veri maghi nel truccare le macchine con pezzi rubati sono gli italiani: in molte carrozzerie le auto vengono trasformate e tornano a nuova vita. L’Italia è uno snodo europeo, soprattutto per veicoli rubati in Spagna, Francia e Germania. Non solo ogni giorno vengono rubati 403 mezzi nel nostro Paese, ma l’Italia viene usata come hub per lo smistamento. “Le nazionalità più ricorrenti dei clan sono albanesi, polacchi, moldavi, bulgari e rumeni – prosegue Minucci –. Nel processo di cannibalizzazione gli italiani svolgono un ruolo sia per la conoscenza del territorio che per la disponibilità di luoghi dove frazionare e stoccare i pezzi. Lo smembramento del veicolo alimenta a livello nazionale e internazionale il mercato illegale di pezzi di ricambio. I profitti generati dal business dei furti sono in crescita sia in Europa sia negli Usa e da una recente stima in Italia si quantifica intorno ai 20 miliardi”.
Navigatori, volante multifunzione, airbag e leva del cambio automatico sono destinati al commercio fuori dai confini nazionali, mentre per il mercato italiano i componenti più rivenduti sono propulsori, scatole di cambio, centraline e parti della carrozzeria. Le marche più colpite? Bmw, Mercedes, Audi e Volkswagen, senza tralasciare veicoli più pop come Citroen, Fiat, Renault. Le aree metropolitane di Milano, Torino, Roma e Napoli sono le più colpite. “Attualmente il furto della componentistica elettronica è in crescita – rivela Minucci –. Le bande hanno una definita ripartizione dei compiti: dal procacciamento del veicolo allo stoccaggio e frazionamento dello stesso, fino al trasferimento dei pezzi per l’immissione sul mercato illegale. Il loro trasferimento all’estero avviene su furgoni o container a bordo di veicoli industriali diretti nell’Est Europa. In alcuni casi la fase di smantellamento del veicolo rubato in Italia avviene all’estero. Contro questo racket molti autodemolitori adottano un codice etico per la tracciabilità del ricambio, dall’origine all’acquirente finale”.
Il web sta rendendo la vendita illegale dei pezzi di ricambio nel mercato parallelo della componentistica molto più rapida e difficile da controllare. Da WhatsApp, con finte chat e comunicazioni in codice, alle piattaforme di e-commerce usate per piazzare pezzi rubati. “Il commercio on line costituisce uno dei canali di commercializzazione di pezzi di ricambio, attualmente in crescita. La collaborazione tra le forze di polizia europee e le case costruttrici ha reso possibile l’intensificazione del contrasto alle vendite illegali in Rete con una maggiore tracciabilità dei ricambi – conclude Minucci –. Ha consentito anche l’attuazione del progetto Invex, strumento efficace per il rintraccio dei pezzi di provenienza furtiva anche dopo la vendita”.
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