Sì Tav, tremila imprenditori a Torino. “Conte convinca Di Maio e Salvini, o si dimetta”
Roma, 4 dicembre 2018 – “Se siamo qui significa che la pazienza è al limite”. Così il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, alle Officine grandi riparazioni (Ogr) a Torino, dove sono scesi in campo tremila rappresentanti di 12 associazioni professionali, per dare voce alle ragioni Sì Tav. “Se siamo qui tra artigiani, commercianti, cooperative e industriali, qualcuno dovrebbe chiedersi perché. Rappresentiamo 3 milioni di imprese, oltre il 65% del Pil, il nostro – ha spiegato Boccia – questo nostro è un segnale importante che si vuole dare al governo. Si parte dalla Tav, si pone la questione delle infrastrutture grandi e piccole, e l’auspicio che il governo abbia un’attenzione alla crescita”.
IL MESSAGGIO A CONTE – E’ in chiusura di intervento che Boccia alza i toni. “Se fossi in Conte convocherei i due vicepremier e gli chiederei di togliere due miliardi per uno visto che per evitare la procedura d’infrazione bastano 4 miliardi”, dice. Quindi incalza a distanza il presidente del Consiglio: “Se qualcuno rifiutasse mi dimetterei e denuncerei all’opinione pubblica chi non vuole arretrare”. Infine, il messaggio rivolto direttamente ai vicepremier. “Una promessa a Di Maio: se ci convoca tutti non lo contamineremo. A Salvini, che ha preso molti voti al Nord, dico di preoccuparsi dello spread”.
NODO INFRASTRUTTURE – L’incontro odierno ha come filo conduttore il tema Infrastrutture per lo sviluppo. Tav, l’Italia in Europa. “Oggi siamo qui per determinare che la Torino- Lione è un fatto nazionale e non locale, e il fatto che l’Esecutivo convochi solo i vertici locali la dice lunga sulla visione localistica di questo governo”, sottolinea il numero uno di Confindustria, che cita la convocazione a Roma dopodomani, fatta dal premier Giuseppe Conte alle categorie produttive torinesi, convocazione che secondo Boccia farebbe passare l’idea che il governo consideri la Torino Lione come un fatto di rilevanza locale.
Tav, Boccia: “1 miliardo da restituire, paghi chi non la vuole”
“Senza infrastrutture non c’è crescita. Se ai segnali di rallentamento dell’economia si aggiunge il no alle infrastrutture, il rischio di avere una caduta di fiducia è grande“, ha aggiunto da parte sua il presidente nazionale artigiani Cna, Daniele Vaccarino, alle Ogr per la convention delle imprese. “Abbiamo partecipato ai dibattiti sulla Tav fin dall’inizio, quando andavamo a fare le assemblee in Val di Susa. È assurdo che si vogliano bloccare opere che hanno avuto i finanziamenti europei. La Torino-Lione è fondamentale, può essere fonte di lavoro anche per le piccole imprese che possono essere coinvolte nelle opere minori e nelle manutenzioni“. Sotto il profilo tecnico, Roberto Zucchetti, docente universitario alla Bocconi di Milano, ha stimato in 9 miliardi gli effetti positivi dell’opera.
FINIRE LA TAV. Terminare la Tav costa meno che fermarla. Per le imprese italiane sarebbe “inconcepibile fermare i cantieri delle grandi opere e rimettere in discussione investimenti infrastrutturali già valutati, discussi, rivisti, progettati, concordati, finanziati e ormai in corso di realizzazione”. Questo il succo del manifesto che hanno sottoscritto insieme Confindustria, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna, Casartigiani, Legacoop, Confcooperative, Agci, Confagricoltura, Confapi e Ance. Le imprese italiane “sostengono da sempre l’importanza dei& corridoi europei e delle grandi opere che li realizzano – recita il testo al centro del summit – in quanto una grande rete comune di infrastrutture logistiche e di trasporto è uno strumento essenziale per l’integrazione economica e sociale dell’Unione e nell’Unione europea”.
IL MANIFESTO. Le grandi opere sono “essenziali per un efficace rilancio della nostra politica infrastrutturale basato su sostenibilità e competitività, ma da sole non bastano – scrivono le rappresentanze imprenditoriali nel manifesto – perché tutte le infrastrutture, grandi e piccole, vanno gestite e mantenute costantemente in efficienza”. Questo per “contrastare gli effetti dell’usura e garantire condizioni di sicurezza, per evitare i numerosi e a volte tragici eventi dovuti alla progressiva riduzione degli investimenti – continua il manifesto – ormai in atto da troppi anni”. Per questo, le imprese chiedono “un vero rilancio degli investimenti infrastrutturali, nelle reti di trasporto e di servizi, nella difesa idrogeologica e antisismica, nell’edilizia scolastica e sanitaria, nella rigenerazione e nella riqualificazione delle aree urbane e nel risanamento e nella tutela ambientale”.
Sempre a Torino, sulla Tav, è intervenuta la sindaca Chiara Appendino con una nota di segno opposto, sostenendo che la chiusura dei cantieri e la perdita di centinaia di posti di lavoro potrà essere compensata dagli appalti dirottati “per realizzare altre opere“ mentre “la Torino Lione non è una priorità”. “Auspico anzi – ha aggiunto il primo cittadino di Torino – che l’analisi costi benefici sia conclusa in fretta, perché anche non decidere ha un costo“. L’idea dei grillini sembra quella di dirottare i 3 miliardi che lo Stato dovrebbe spendere per la Tav nella realizzazione della linea due della metropolitana. Ma più probabilmente, quei soldi dovranno essere spesi per risarcire le imprese, la Francia e l’Unione Europea.
Intervenendo sul tema delle manifestazioni di oggi e dei prossimi giorni a sostegno della realizzazione della Tav, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, Giancarlo Giorgetti, ha detto in serata che “tutti hanno il diritto di manifestare, e la politica ha il dovere di ascoltare“. “Noi – ha aggiunto – non viviamo sulla Luna, siamo in mezzo alla gente e alle imprese, conosciamo le esigenze e sappiamo ascoltare le necessità di coloro che hanno voglia di lavorare”.