Azzurri al fianco delle aziende Pronta la contromanovra
Forza Italia si fa interprete del malessere del mondo produttivo, degli imprenditori che soprattutto al Nord sono sempre più delusi e arrabbiati.
La protesta contro la manovra economica, così, si concentra sulla mancanza di investimenti per la crescita e di aiuti alle aziende che creano ricchezza e lavoro.
Al Consiglio Fabi di San Donato Milanese, il vicepresidente azzurro Antonio Tajani, dice che la manovra, così come la voleva il governo, «è già fallita». Quella dei gialloverdi è una «resa senza condizioni a Juncker e Moscovici». Eppure, avverte, bisogna vedere come si fanno le correzioni al testo: «Non è che dicendo sempre sì alla Commissione Ue e facendo sempre tagli si risolvano i problemi». Per il presidente del Parlamento europeo, serve «una manovra che aiuti le imprese, che non faccia solo contenta la Commissione ma contenga provvedimenti per la crescita, che chieda all’Europa flessibilità per pagare i debiti della pubblica amministrazione verso le imprese».
Insomma, è necessario per Tajani «invertire la rotta» perché l’Italia è «a un passo dalla recessione», con tutti gli indicatori economici negativi, però non basta «evitare la procedura di infrazione». Quel che conta, ripete, sono i contenuti e se «non sono favorevoli alla crescita diventa soltanto una resa nei confronti di qualcuno che si voleva abbattere e contro il quale è stata dichiarata la guerra. Si perde la guerra e non si fanno cose positive per gli italiani».
Oggi il numero due di Fi, nella sede romana di San Lorenzo in Lucina, presenterà la contromanovra azzurra. Con le capigruppo parlamentari, Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini e il responsabile Economia, Renato Brunetta, e spiegherà anche la manifestazione di venerdì, all’hotel Ergife di Roma, dove interverrà il leader Silvio Berlusconi.
Ieri, all’esame della legge di bilancio alla Camera, la maggioranza gialloverde ha respinto gli emendamenti di Fi per detassare i risparmi privati che, spiega il primo firmatario Sestino Giacomoni, «invece di restare fermi sui conti correnti andavano a sostenere in maniera concreta il Made in Italy». Saranno ripresentati al Senato, per coerenza al programma del centrodestra, ma l’aria che tira non è buona.«Questo governo si dimostra ostile alle imprese, alle infrastrutture e al lavoro», protesta il senatore Lucio Malan.
Bisogna cambiare, per gli azzurri, che continuano a far pressione sul vicepremier leghista Matteo Salvini perché rompa il patto con il M5s e apra la strada ad un esecutivo di centrodestra. Per Tajani sono troppe le contraddizioni, le difficoltà dimostrate dal ricorso al voto di fiducia. «Non credo che il reddito di cittadinanza piaccia all’elettorato della Lega, non so poi se all’elettorato dei 5s piaccia la riforma della Fornero», dice. Forse prima delle elezioni europee, «certamente dopo», il governo Conte cadrà. Sarà allora Salvini a guidare un futuro governo di centrodestra? «Non è un problema personale – precisa il vicepresidente di Fi -, non ho nulla contro una guida Salvini, il problema sono le cose da fare». La previsione non piace ai leghisti, attenti agli umori grillini. Il leader del Carroccio ripete che il governo «durerà 5 anni», ma quello più duro è Alberto Bagnai: «La lungimiranza di Tajani è dimostrata dai risultati della formazione a cui appartiene».
IL GIORNALE