Renzi riparte dall’Europa con o senza Pd: “Aprire ad alleanze anti-sovraniste per le europee”
Mentre a Roma Marco Minniti si interroga sulla sua candidatura alla segreteria Pd, deluso e quasi deciso a rinunciare, quello che doveva essere il suo più grande sponsor, Matteo Renzi, è a migliaia di chilometri dall’Italia. Il senatore fiorentino, ex segretario Dem ed ex premier, è a Bruxelles: felicemente lontano dal congresso, tornato in azione a tutto campo nel suo stile, scavalcando i riti interni al partito e muovendosi senza remore. Dove? Ci sono le europee a maggio, il campo d’azione di Renzi stavolta è l’Europa.
Parola d’ordine ufficiale: “Dare una mano, con un gruppo dirigente europeo, alla costruzione di un’alleanza larga, anti-sovranista ed europeista, dai socialisti ai libdem ai Popolari… Un’alleanza non formalizzata con uno Spitzenkandidat, ma presente nei contenuti”, ci dice mentre sta ripartendo per l’Italia.
E’ di questo che oggi ha parlato con tutti i suoi interlocutori. Era venuto a Bruxelles per incontrare gli eurodeputati Dem e poi il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans, socialista e prossimo Spitzenkandidat del Pse per le europee, nonchè la Commissaria Marghrete Vestager, liberale. E’ finita che a Palazzo Berlaymont ha incontrato anche Pierre Moscovici e finanche Jean Claude Juncker. E, a quanto raccontano, pare sia stato il presidente della Commissione a scendere di qualche piano per salutarlo, non appena saputo della sua presenza a palazzo. Baci e abbracci: “Dai, facciamoci una foto”, gli ha chiesto Juncker. Prego, con tanto di sorriso.
Gli scontri sulla flessibilità, di quando Renzi era premier fino al 2016, ormai sono il passato. Ora Juncker ha a che fare con Giuseppe Conte, capo del primo governo populista tra i paesi fondatori dell’Ue. Ben altra cosa. Si è aperto un varco e Renzi lo vuole sfruttare. “Per dare una mano – insiste – Penso di poterlo fare con tranquillità, mica per ambizioni personali… E’ il motivo per cui ho deciso di venire qui a parlare con amici europei con cui si condividono le idee di fondo dell’Europa…”.
Ecco, però nel partito sono in molti a pensare che Renzi non la stia raccontando giusta. Mentre lui è ancora a Bruxelles, mentre Minniti sta per decidere a Roma, tra gli eurodeputati si addensano gli interrogativi: Renzi sta creando una nuova creatura politica? A Bruxelles del resto lo accompagna Sandro Gozi, ex sottosegretario agli Affari Europei dei governi Renzi e Gentiloni, che da tempo cura i rapporti con ‘En Marche’ e da tempo non fa mistero della sua idea di “andare oltre il Pd”.
“Non mi occupo di congresso”, specifica Renzi di primo mattino, infilando la porta che lo conduce all’incontro con gli eurodeputati del Pd al quinto piano del palazzo del Parlamento europeo. Ma questo non basta a eludere il tema. Lui è venuto per parlare di “Europa del futuro”, ma il benedetto-maledetto congresso spunta nella discussione. I non-renziani chiedono spiegazioni, come fa il giovane eurodeputato ligure Brando Benifei: “Tu sei stato segretario del partito per metà degli anni di vita del Pd: come puoi dire che non ti vuoi occupare del congresso? Sei tu quello che ha detto che non bisogna portarsi via il pallone…”. E Renzi: “Chi perde…”. L’altro ribatte: “Chi perde, chi vince, tutti non se lo devono portare via…”.
Ma a un certo interviene anche Enrico Gasbarra, vicino a Renzi, secco: “Ci vuole un qualcosa di nuovo, il Pd non basta più…”. Renzi non replica. Lascia correre. Intanto si muove. Nelle stesse ore, su Facebook compare una nuova pagina dal nome ‘Libdem’, tanto di foto di Renzi in motorino a Firenze, lo slogan: “Il futuro prima o poi torna”. Renzi e i suoi prendono le distanze: iniziativa autonoma, l’ex segretario non c’entra. Fatto sta che nel giro di poche ore la pagina Facebook scompare: chiusa.
L’ex premier ricomincia insomma a muoversi oltre i recinti politici di partito, come ha sempre fatto anche quando voleva scalare il Pd: più fuori che dentro tra gli iscritti, la sua forza nelle primarie aperte. Ora non è candidato e ai suoi dice di non volersi candidare nemmeno alle Europee (nessuno ci crede fino in fondo), ma intanto si muove. “Renzi ha una dimensione di leader europeo”, ci racconta l’eurodeputato renziano Nicola Danti che con Gozi lo ha accompagnato in tutti i giri brussellesi. “Lo conoscono, lo salutano – continua – E’ chiaro che lui può giocare un ruolo per la costruzione di un’alleanza anti-populista, anti-sovranista”.
Perché tra i renziani la convinzione è che Nicola Zingaretti, il candidato che sembra meglio avviato per vincere il congresso soprattutto se Minniti si ritira, ha un profilo troppo chiuso: “Troppo solo socialista”, ragionano. Invece c’è bisogno di “allargare”, insistono. Da qui, azione. Con quali risultati non si sa e naturalmente nessuno si fa illusioni. Renzi si limita a specificare che “la mia attività non è contro nessuno”, dunque nemmeno Zingaretti, “rispetterò il congresso chiunque lo vinca…”. Ma se ne sta alla larga. “Se vado a Bruxelles, dicono che mi devo occupare di congresso. Se mi occupo di congresso, dicono che devo starmene lontano… Si decidano”, si sfoga.
Alcuni voci Dem suggeriscono che la tentazione di Minniti di dare forfait sia dovuta anche alle spaccature tra i renziani, non tutti schierati con l’ex ministro degli Interni che fin dall’inizio di questa storia ha comunque sempre cercato di ritagliarsi un profilo autonomo, smarcato da Renzi. Lo strappo definitivo pare si stia consumando sull’asse Roma-Bruxelles, quasi che la seconda città serva all’ex premier come tramprolino per tentare una nuova azione politica. Con liste autonome dal Pd? Chissà, risponde uno dei suoi. Il punto è che non lo sa neanche lui, per ora.
This entry was posted on mercoledì, Dicembre 5th, 2018 at 18:12 and is filed under Politica. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.