Manovra, investimenti e 3 miliardi di risparmi da reddito e quota 100. Giuseppe Conte lavora alla proposta da portare a Juncker
La cessione di una parte di sovranità di Luigi Di Maio e Matteo Salvini a Giuseppe Conte registra il primo atto concreto: è l’accelerazione sulla riscrittura della manovra che è il premier, appunto, a intestarsi. C’è la data – l’11 dicembre, due giorni prima del Consiglio europeo – e soprattutto in agenda c’è l’incontro che conta, quello al vertice con il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. E sarà lo stesso Conte, durante una serie di vertici in programma a palazzo Chigi giovedì e venerdì, a indirizzare i due vicepremier verso la versione finale delle modifiche da apportare alla legge di bilancio. La linea del presidente del Consiglio già oggi – secondo quanto riferiscono fonti di governo a Huffpost – può contare su un appoggio dei due partiti di governi a uno schema, ancora da perfezionare, ma che ha già due punti fissi: più investimenti e sgonfiamento della quota 100 e del reddito di cittadinanza fino a un massimo di circa 3 miliardi.
Il nuovo protagonismo di Conte ha puntellato l’intera giornata di lavoro del governo gialloverde sulla manovra. Due colloqui con Repubblica e Il Fatto quotidiano, dove il premier ha suggellato la nuova paternità della trattativa con Bruxelles (“Con la Commissione Ue devo parlare io. Sono io il presidente del Consiglio”), poi la notizia del faccia a faccia con Juncker.
Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, più defilato, a guidare il lavoro “sporco”, cioè quello delle relazioni del Tesoro che devono quantificare il prezzo della rimodulazione delle due misure cardine della manovra: saranno loro le protagoniste delle riunioni politiche che dovranno trovare la quadra definitiva. Salvini e Di Maio, dal canto loro, continuano a tenere il punto sia sui tempi che sulla necessità di non ridimensionare troppo la quota 100 e il reddito di cittadinanza. Anche se le analisi di via XX settembre dovessero esplicitare la necessità di un rinvio a giugno per ottenere risparmi tangibili – viene spiegato – Lega e 5 Stelle diranno no perché la dead line delle elezioni europee di maggio è ritenuta invalicabile.
I conti, però, vanno fatti perché la manovra va riscritta e Bruxelles si attende un segnale importante. Il ruolo di Conte si inserisce in questa dinamica. Fonti di governo sottolineano che un punto di caduta di massima su cui lavorare già c’è ed è la possibilità di ridurre i costi del reddito e di quota 100 di circa 3 miliardi, non di più. Lo stesso Salvini ha parlato apertamente della difficoltà di arrivare a 4 miliardi pena lo snaturamento delle stesse misure. E poi ci sono gli investimenti, un pallino sia di Conte che di Tria: spostare una parte consistente di risorse su questo capitolo – è lo schema – indurrebbe Bruxelles a essere più clemente perché difficilmente la Commissione direbbe no a un intervento espansivo e che può, almeno sulla carta, dare impulso alla crescita. Dal canto suo, il governo italiano sarebbe disposto anche a modificare i saldi della manovra, quelli contenuti nel Documento programmatico di bilancio, tra l’altro già cambiato una volta. Da sciogliere, infatti, la questione della destinazione dei risparmi ottenuti con lo sgonfiamento: potrebbero andare agli investimenti, aumentandone ancora di più l’entità, oppure a riduzione del deficit, portandolo dal 2,4% al 2,2 per cento.
Mentre la riscrittura è in corso d’opera, la manovra vecchia – quella che ha ricevuto il via libera della commissione Bilancio della Camera – è arrivata in aula. Discussione generale notturna, poi anche giovedì mattina e probabile voto di fiducia venerdì. Lo stesso giorno in cui il governo punta a terminare la riscrittura. Con il paradosso che dalla prima lettura parlamentare uscirà un provvedimento da cestinare.
L’HUFFPOST