Il caso Huawei scuote le Borse. Piazza Affari a -3,5%, spread sfiora i 300 punti
di Chiara Di Cristofaro e Andrea Fontana
Il caso Huawei scombussola la giornata dei mercati finanziari europei, accompagnato da un’ulteriore correzione del petrolio nel primo giorno del meeting Opec, porta a perdite tra il 3% e il 4% per i principali indici continentali. Piazza Affari ha terminato le contrattazioni con una flessione del 3,54% per il FTSE MIB tornando ai minimi da due settimane. Francoforte ha terminato la seduta a -3,48, Parigi a -3,3%. La mancanza di un accordo «quantitativo» sulla riduzione della produzione di greggio nel corso del primo giorno di incontro dei Paesi Opec ha portato a un calo superiore al 3% per il Wti gennaio, a 50,97 dollari al barile, e per il Brent febbraio, a 59,6 dollari al barile. In Europa auto, assicurazioni e energia sono stati i settori più penalizzati. In fondo al Ftse Mib, Finecobank (-6,5%) che ha dimezzato la raccolta netta nel mese di novembre 2018 rispetto al mese di ottobre. La risalita dello spread Btp/Bund a 297 punti, complici anche gli acquisti sul titolo di stato tedesco, ha pesato sui bancari: -5,7% Ubi Banca, -5,5% Unicredit . Il caso Huawei, con l’arresto della figlia del fondatore del gruppo asiatico per presunte violazioni alle sanzioni imposte dagli Usa all’Iran, si è fatto sentire su tutti i listini, a causa dei timori per gli effetti sulla fragile tregua commerciale Usa-Cina, e anche sui tecnologici (-6% St). Male Saipem (-6,4%) a causa del tonfo del petrolio.
Francoforte, Londra e Parigi tornano ai minimi da fine 2016
A livello europeo, la caduta odierna ha riportato Parigi, Francoforte e Londra (-3,58%) ai minimi da novembre-dicembre 2016, mentre Madrid, così come Milano, è tornata ai livelli minimi di due settimane fa. A Piazza Affari, male Diasorin (-6,34%) mentre nel comparto auto Fiat Chrysler (-5,1%) è stata penalizzata sia dalla giornata negativa del settore sia dal timore sugli impatti delle misure per disincentivare le auto inquinanti previste da un emendamento alla ddl bilancio approvato dalla Camera dei deputati. Calo del 4,5% per Mediaset e del 3,7% per Banca Mediolanum che dal 27 dicembre prossimo non compariranno più nel paniere delle azioni dell’indice Ftse Mib. Nello stesso paniere entreranno invece Juventus Fc(-2,4% dopo il balzo di ieri) e Amplifon (+1%). Perdite limitate per le utility: Italgas (-0,5%), A2a(-1,1%), Snam(-1,7%) e Enel (-1,8%) sono arretrate meno dell’indice di Piazza Affari. Fuori dal Ftse Mib, Rcs Mediagroupha perso quasi il 5% sul timore dell’impatto legato alla richiesta di risarcimento chiesto da Blackstone per il caso della vendita del palazzo di via Solferino. Recordati (-2,1%) è tornata a scendere verso il prezzo dell’opa del fondo Cvc: oggi il veicolo del fondo, Rossini Investimenti, ha annunciato che si sono verificate tutte le condizioni per il lancio dell’offerta obbligatoria che riconoscerà un prezzo di 27,55 euro per ogni azione portata in adesione. In controtendenza Rai way (+3,8%) e Trevi (+2,9%) ancora in rimonta dopo l’ok alla cessione delle attività oil&gas a Meil Group.
Wall Street in netto calo: timori per tenuta tregua commerciale Usa-Cina
La seduta a Wall Street è in forte calo con il Dow Jones Industrial Average e l’S&P 500 che vedono tornare in negativo il loro bilancio 2018. Il Nasdaq Composite si trova sempre più in correzione, status definito da un calo di almeno il 10% dall’ultimo massimo in cui rischia di scivolare anche l’indice benchmark. Per il listino tech il bilancio da inizio anno è ancora positivo (+3,7%). L’arresto della Cfo del colosso tecnologico cinese Huawei, che rischia l’estradizione in Usa dal Canada per presunta violazione di sanzioni americane legate all’Iran, ha mandato nel panico gli investitori: il caso rischia di mettere a repentaglio la tregua commerciale raggiunta sabato scorso da Donald Trump e Xi Jinping. La cosa curiosa è che l’arresto è scattato a Vancouver nel giorno in cui i presidenti di Usa e Cina si sono visti a Buenos Aires (Argentina) alla fine del G20. Il mercato dà per scontato che Trump fosse al corrente dell’arresto, chiesto da Washington, e si domanda se il leader Usa abbia usato il caso per mettere Xi sotto pressione. Questo però potrebbe avere un effetto boomerang. Intanto gli investitori preferiscono trovare rifugio nei Treasury, un mercato dove la curva dei rendimenti viene monitorata per vedere se indica una recessione all’orizzonte. Il crollo del petrolio innervosisce a sua volta trader e gestori.
Petrolio giù, Opec ancora senza accordo su quantità tagli
Il petrolio non sembra toccare il fondo. Il contratto gennaio al Nymex scivola del 5% portandosi sui minimi intraday pari a 50,08 dollari al barile. Sulle quotazioni sta pesando il sell-off che sta mettendo a tappeto gli indici a Wall Street e anche il nulla di fatto dell’Opec: la riunione odierna a Vienna (Austria) si è conclusa senza dati relativi a un atteso taglio della produzione. Il dibattito continuerà domani con i Paesi come la Russia che del cartello non fanno parte ma che insieme sono impegnati a riequilibrare il mercato da quando, nel novembre 2016, annunciarono insieme il primo taglio dell’output dalla crisi del 2008.
Dollaro in generale flessione: deludono dati Usa su lavoro
Dollaro in generale flessione sul mercato valutario: l’indice che rapporta il biglietto verde a un paniere delle principali divise è tornato ai minimi da una settimana. «Ci sono stati dati economici incerti dagli Stati Uniti oggi – sottolinea David Madden di t CMC Markets – Il dato ADP sull’occupazione ha mostrato che 179.000 posti di lavoro sono stati aggiunti a novembre, ma gli economisti se ne aspettavano 195.000. La lettura delle richieste di sussidio è diminuita di 4.000 unità a 231.000 mentre le previsioni erano di 225.000. Il deficit commerciale relativo ai beni ha raggiunto i 55,5 miliardi di dollari- un massimo di 10 anni, e il deficit con la Cina ha toccato un livello record. I dati commerciali potrebbero incoraggiare Trump a prendere una posizione più dura con Pechino in merito alle relazioni commerciali e potrebbe finire per peggiorare nuovamente il sentiment». L’euro/dollaro è tornato così a muoversi sopra 1,1350.
Spread Btp/Bund a un soffio da 300 punti
Chiude in forte rialzo, di nuovo a un passo dalla soglia dei 300 punti base, lo spread BTp/Bund sull’onda anche del crollo dei mercati borsistici. Il differenziale di rendimento tra il decennale benchmark italiano (Isin IT0005340929) e il pari scadenza tedesco, che aveva aperto attorno ai valori di ieri su quota 280 punti base, si è progressivamente allargato fino ai 297 punti base della chiusura. In deciso aumento anche il rendimento del BTp decennale benchmark, che ha terminato la seduta al 3,20% dal 3,07% della chiusura di
ieri.
(Il Sole 24 Ore Radiocor)