Svolta, atto secondo. Salvini riconosce l’importanza dei corpi intermedi, le imprese scelgono il loro interlocutore

Svolta, atto secondo. Il giorno dopo la manifestazione di Piazza del Popolo Matteo Salvini incontra al Viminale le associazioni di impresa che solo una settimana fa avevano protestato contro il governo. E, ospite di Mezz’ora in più, dice: “Ascoltare è fondamentale, io ho bisogno di incontrare i corpi intermedi, serve l’ascolto”.

Si potrebbe ricamare a lungo sul timing dell’iniziativa che anticipa il tavolo dell’altro vicepremier Luigi Di Maio con le imprese, previsto per martedì al ministero dello Sviluppo, o sull’abilità “tattica” – in politica la scelta dei tempi è tutto – e comunicativa del leader leghista. E, al tempo stesso, sulla competizione interna tra i due dioscuri del Governo gialloverde. Sia come sia, il dato comune è la presa d’atto di un principio di realtà, il malessere delle categorie produttive, diventato più rumoroso della propaganda. Così rumoroso da costringere il Governo a correggere – perché no: ribaltare – l’impostazione seguita fin qui, nel metodo e nel linguaggio. Perché il populismo, quello duro e puro, è “disintermediazione”, disinteresse teorizzato e praticato verso i “corpi intermedi”, rappresentati come strutture della conservazione e ostacoli al cambiamento che viaggia esclusivamente sull’asse Governo-popolo.

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