Mario Draghi, stop al quantitative easing e allarme rosso sul debito di Eurolandia
Mario Draghi è preoccupato dallo scenario macroeconomico. La Bce, infatti, conferma che i tassi di interesse rimarranno fermi fino all’estate del 2019, “e in ogni caso finché ciò sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine”. Così il presidente dell’Eurotower in conferenza stampa a Francoforte. Gli esperti della banca centrale, infatti, si attendono che l’inflazione cresca al ritmo dell’1,8% quest’anno, dell’1,6% nel 2019 e dell’1,7% nel 2020. Nel 2021 invece i prezzi dovrebbero salire dell’1,8%.
Draghi, inoltre, suona l’allarme sul debito, insistendo sulla necessità di ricostruire “margini di bilancio”, punto ancor più importante per i paesi dove “il debito pubblico è alto e per i quali la piena adesione al patto di stabilità e crescita è fondamentale per salvaguardare bilanci pubblici sani”, ha sottolineato Draghi.
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