Mario Draghi, stop al quantitative easing e allarme rosso sul debito di Eurolandia

Riviste al ribasso anche le stime del Pil che crescerà dell’1,9% nel 2018 e dell’1,7% nel 2019 e nel 2020.

La ripresa economica dell’eurozona si sta indebolendo ma resta un’espansione generalizzata dell’economia dell’area dell’euro”. “Sono ancora necessari stimoli significativi della politica monetaria per sostenere l’ulteriore accumulo di pressioni sui prezzi interni e l’andamento dell’inflazione nel medio termine – aggiunge Draghi -. I rischi sulle prospettive di crescita dell’area dell’euro possono ancora essere valutati come ampiamente bilanciati”. “Anche se i dati sono più deboli di quanto atteso, a fronte di una domanda estera e di fattori specifici di Paesi e settori – conclude -, la domanda interna sottostante continua a sostenere l’espansione e a spingere gradualmente l’inflazione”.

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Confermato, infine, il fatto che dal primo gennaio la Bce porterà a zero gli acquisti netti di bond pubblici. Stop dunque all’espansione di bilancio attraverso il quantitative easing, anche se l’Eurotower continuerà a reinvestire i titoli in portafoglio ancora a lungo dopo che saranno risaliti i tassi. “Intendiamo reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza per un prolungato periodo di tempo dopo la conclusione degli acquisti netti di attività e dopo la data del primo aumento dei tassi – spiega Draghi , illustrando il rafforzamento della guidance sui reinvestimenti -, e in ogni caso finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario”.

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