Attentato Strasburgo, ucciso il killer: Cherif Chekatt neutralizzato dalla polizia
Finisce così, nel modo forse più prevedibile, la storia dell’uomo che martedì alle 20 ha tolto la vita a tre persone che non conosceva e ne ha ferite un’altra decina, colpendo a caso.
Lo stavano cercando ovunque, ma sempre nella convinzione che non avesse alcun posto dove andare, che non ci fosse alcuna rete a proteggerlo. Ieri pomeriggio c’era stato un blitz sempre nella zona di Neudorf, e il dispiegamento di forze aveva fatto sperare nella sua cattura. Al mattino era stato fermato un quinto uomo, un suo amico che lo avrebbe ospitato a casa sua la notte prima dell’attentato e secondo le accuse ne conosceva le intenzioni. Martedì sera aveva fatto perdere le sue tracce in una via che in linea d’aria dista appena trecento metri dal luogo dove è stato ucciso. La casa dove vive il padre, un uomo violento, che aveva divorziato dalla madre del terrorista dopo una condanna per violenze domestiche, è vicina, separata dalla zona industriale da un piccolo corso d’acqua.
Anche l’ultimo capitolo è simile a quello scritto da altri delinquenti comuni divenuti terroristi, e poco importa se sia fanatismo religioso in purezza oppure un impulso nichilista cresciuto in carcere o sul web. Anche Salah Abdeslam, la primula rossa del Bataclan, venne catturato tre mesi dopo gli attentati di Parigi in una via adiacente la casa di Molenbeek dove aveva vissuto fino alla sera del 13 novembre 2015. Oggi come allora, è stata una segnalazione a portare gli investigatori sull’indirizzo giusto. Oggi come allora, è arrivata la consueta celebrazione online dello Stato islamico: era un nostro soldato. Gli abitanti del quartiere di Neudorf hanno applaudito a scena aperta le forze dell’ordine. Roland Ries, sindaco di Strasburgo, ha detto che finalmente è stata tolta «la spada di Damocle» che pesava sulla città, aggiungendo che il celebre mercatino di Natale, il più antico del mondo, riaprirà subito questa mattina.
Poteva succedere, potrebbe succedere ancora. Il sospiro di sollievo non risolve ogni cosa. Cherif Chekatt non farà più male a nessuno, ma Strasburgo rappresenta comunque una anomalia. Gli esperti di intelligence la considerano un vivaio dell’Islam radicale. Il dieci per cento degli schedati S francesi, persone potenzialmente pericolose per la sicurezza dello Stato, viene da questa area metropolitana, che è appena l’ottava di Francia per numero di abitanti. Una delle città simbolo dell’Europa è al tempo stesso uno dei punti forti del jihadismo alla francese. Da qui si stima siano partiti per la Siria oltre duecento aspiranti martiri, intere famiglie, uomini donne e bambini. Da questa regione veniva Foued Mohammad Aggar, uno dei tre terroristi che hanno fatto strage al Bataclan.
Le strade intorno alla cattedrale al mercatino di Natale più antico del mondo sono sempre pattugliate da soldati e poliziotti. La caccia all’uomo non è stata una novità di questi giorni. Nell’autunno del 2012 Jerèmy Louis-Sidney venne ucciso dopo un conflitto a fuoco nel suo appartamento. Era un francese di Strasburgo, convertito all’Islam, o meglio alla Jihad, capo di una cellula che pochi mesi prima aveva lanciato granate contro un negozio kosher in Val d’Oise. Le moschee della zona sono conosciute per la radicalità dei messaggi lanciati dai loro Imam, molti dei quali giunti da Grozny e dintorni. A partire dal 2005, si è creata una folta comunità cecena nel sobborgo di Schiltigheim. Era guidata da un predicatore che lavorava come infografico al comune di Strasburgo. Sparì nel nulla, per riapparire anni dopo in un video di propaganda dell’Isis dove celebrava gli attentato di Parigi. Le filiere terroriste del passato recente non sono l’unica spiegazione, non ce n’è mai una sola. E come per la follia assassina di Chekatt, e di quelli che lo hanno preceduto, forse la verità non si saprà mai.
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Strasburgo, ucciso Cherif Chekatt: le immagini del blitz della poliziaPrevNext
Salvini: «Non sentiremo la sua mancanza»
Dallo stadio di Atene, dove era andato a seguire la partita del Milan contro l’Olimpiacos, il ministro dell’interno Matteo Salvini ha postato su twitter un messaggio: «Il terrorista islamico che ha ucciso innocenti a Strasburgo è morto. Amen, non sentiremo al sua mancanza. Una preghiera per i feriti che stanno ancora lottando».
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