La Jihad uccide un altro italiano: è morto Antonio Megalizzi
Fino all’ultimo si è sperato di salvarlo. Gli specialisti delle strutture di neurochirurgia dell’ospedale Molinette e di rianimazione dell’ospedale Cto dell’Azienda ospedaliera universitaria Città della Salute di Torino si erano offerti di valutare il quadro clinico di Antonio. Ma la situazione purtroppo era troppo compromessa, con i danni subiti dal cervello. E il giovane reporter si è spento.
“Se potessimo fermare il tempo lo faremmo per te perché i tuoi momenti più belli regalassero ancora ai tuoi giorni una gioia sempre viva”. Inizia così la toccante lettera che un amico ha affisso vicino alla porta d’ingresso dello stabile di via Centa, a Trento, dove vive la famiglia Megalizzi. “Se potessi prendere i tuoi problemi li lancerei nel mare e farei in modo che si sciolgano come il sale. Ma adesso sto trovando tutte queste cose improponibili per me, non posso fermare il tempo, costruire una montagna, o prendere un arcobaleno luminoso da regalarti. Così Antonio lasciami essere ciò che so essere di più: semplicemente un amico che ti resta vicino”.
IL GIORNALE
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