L’Africa ci riguarda da vicino
di Angelo Panebianco
L’Europa è alle prese con molte sfide simultanee, variamente intrecciate, ed è questa simultaneità che rende così difficile fronteggiarle. C’è la crisi dei legami interatlantici che, a sua volta, esaspera la crisi europea. Ci sono le ricadute negative su settori, cospicui anche se non maggioritari, delle opinioni pubbliche dovute alla generale constatazione dei difetti dell’Unione. C’è una crisi di leadership che ha colpito, in un modo o nell’altro, tutte le grandi democrazie europee. A queste sfide ne va aggiunta un’altra: il «paradosso della società aperta». Vediamo in che consiste. Prendiamo il caso di una società che definiamo «aperta» (o libera), ossia fondata sul primato della libertà individuale, sull’economia di mercato, sulla democrazia politica, eccetera. Messa di fronte alla prospettiva di quelli che vengono percepiti come probabili, massicci, flussi migratori di un futuro vicino, una società di tal fatta può reagire in due modi. Può fare la scelta di chiudere (o di tentare di chiudere) più o meno ermeticamente le frontiere. Ma se lo fa il serio rischio che corre è di perdersi: se chiudi le frontiere alle persone rischi, prima o poi, di chiuderle alle merci e poi anche alle idee.
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