“Giovani, imparate i ‘mestieri’: spazio per 50mila addetti in cinque anni”
Moda, cultura, design, alimentare, questi e altri settori sono presenti con i brand più prestigiosi e noti all’estero nella compagine di Altagamma, che Stefania Lazzaroni rappresenta sui mercati internazionali. “Dove sta andando il design, la moda che cambia modello di business, le tendenze che influiranno su stili di vita e consumi, sono temi su cui in Fondazione abbiamo un focus sempre acceso. La mia è una professione poco nota, forse nemmeno considerata, su cui però bisognerebbe cominciare a puntare.
I giovani non sono interessati perché non conoscono queste realtà associative, luoghi in cui l’impresa, la politica e le istituzioni vengono in contatto, eppure si tratta di contesti molto stimolanti che, in un’ottica di governance, richiedono competenze sofisticate. Supportiamo i master della Bocconi che lavorano sulla managerialità. Ci muoviamo per stimolare la nascita di sensibilità verso queste professioni tecniche, con iniziative che mettano in rete e diano visibilità alle corporate accademy delle nostre aziende. Mancano le vocazioni e deve migliorare la comunicazione su questi temi. C’è un percepito negativo, invece esistono scuole e percorsi di carriera estremamente validi”. Da una sua idea è nato il premio ‘Altagamma giovani imprese’ che viene ogni anno assegnato ai marchi emergenti e di successo. Quest’anno sono stati premiati tra gli altri il gioielliere Salini e Borgo Egnazia Resort.
Altagamma è l’espressione di una economia che si basa su principi creativi e sulla cultura manifatturiera. “A unire le aziende che ne fanno parte, sono la passione per il design e la necessità di sviluppare visioni industriali capaci di guardare lontano. Le imprese del lusso, divise in segmenti molto diversificati, e tutto il loro indotto, valgono il cinque per cento del pil italiano. Non sono l’intero made in Italy, molto più ampio, più grande e più potente. Noi abbiamo medie aziende familiari rispetto alla dimensione globale, che il più delle volte non hanno accesso a momenti strategici proiettati in avanti. Eppure, con i loro marchi sono ambasciatrici dello stile italiano, molto importante specie in un momento in cui l’Italia e il lusso europeo devono proteggersi e conquistare mercati emergenti come la Cina. L’obiettivo di Altagamma è valorizzare questo patrimonio ‘culturale’ e far conoscere i brand”.
Con Andrea Illy, presidente da due mandati, e un board di ventisei
persone che rappresentano altrettanti marchi, Lazzaroni definisce le
strategie confrontandosi con l’Europa e i diversi ministeri. Promuovere e
proteggere, dunque, attraverso alcune leve: studi e osservatorio sul
lusso con Bain & Company, importante società di consulenza partner
di Altagamma; ricerche sul consumatore di fascia alta con Boston
consulting; monitoraggio sull’evoluzione del digitale con Mc Kinsey.
Un’ulteriore leva sta nella narrazione, nello story telling dell’Italia
high style. “Noi siamo bravi a realizzare il prodotto, ma non sappiamo
raccontarlo”.
Lanciato all’Expo, Altagamma porterà in giro per il mondo il video
realizzato dal regista Davide Rampello che mostra le bellezze del
paesaggio e della manifattura del nostro paese e una mostra fotografica.
“Abbiamo di fronte sfide globali impegnative e possiamo spingere sul
pedale delle eccellenze e di marchi molto amati”.
Nel mestiere della comunicazione Stefania Lazzaroni ha costruito un
solido bagaglio di competenze fin dall’inizio del suo percorso di
manager. Milanese doc, classe 1965, cresciuta in una famiglia
tradizionale, il liceo classico, la laurea con lode in Lingue e
letterature straniere moderne. “A quei tempi si diceva che bisognava
studiare le lingue, io ero una studentessa modello”. Divorata, allora,
anche da un’altra passione, la pallavolo. Capitana dell’Audax, una
squadra di serie D, quattro allenamenti alla settimana, tutti i sabato
occupati dai 15 ai 25 anni. Impegno costante e intenso, scuola di
disciplina. “Lo ha scelto adesso anche mia figlia Mila che ha
quattordici anni, sta imparando cos’è il gioco di squadra e la
resilienza”.
Dopo la laurea, alla manager si prospetta un lavoro alla Enimont, azienda chimica, ma sceglie un’altra opzione, Burson-Marsteller, una importante società di comunicazione del gruppo Wpp. Il suo mentore è una donna, Gigliola Ibba, “una professionista eccellente, ho lavorato con lei per cinque anni. Il campo delle pubbliche relazioni era ancora abbastanza sconosciuto, c’era forse un unico master privato in comunicazione corporate che io ho seguito. Il lavoro, poi, è stato un’esperienza straordinaria; mi permise di rapportarmi con clienti stranieri, sempre su questioni legate a temi istituzionali, per esempio con l’allora ministro del Turismo egiziano, per la grave crisi reputazionale del paese: a noi toccava riequilibrare delle informazioni amplificate in modo scorretto da alcuni organi di stampa. Mi sono occupata poi di crisi farmaceutiche e della mucca pazza. Per Barilla andai a Washington per la piramide del mangiar sano, un progetto americano riutilizzato e tradotto in Italia, che ricalcava l’odierna dieta mediterranea. Ricordo con molto affetto gli ex colleghi che ora sono sparsi in ogni dove”.
Sono anni pieni di fermenti e di nuove iniziative nel mondo dei media. Le si presenta la chance del gruppo Viacom, un’azienda americana che stava lanciando Mtv music e television, che già trasmetteva per 18 ore al giorno su Telepiù, e aspirava a diventare un vero network. E in lei prevale la voglia di cimentarsi su altri terreni. “Era un po’ la Netflix di oggi, una realtà all’avanguardia, fuori dai soliti cliché e che cercava di innovare. Una finestra sull’Europa per giovani italiani tra i 15 e 25 anni, che promuoveva campagne sociali. La mia vita era tra Milano e Londra per gestire alcuni progetti. C’erano tantissime dirigenti donne e una gestione molto evoluta, del tutto paritetica. Lì ho maturato un approccio moderno sul gender e la diversity che ora vedo crescere anche nelle aziende italiane”.
Con l’ambizione di sperimentarsi, vicina ai 35 anni, Stefania Lazzaroni si sente pronta per un altro passaggio. Un’opportunità ancora diversa, di creazione, direzione e comunicazione interna ed esterna presso il gruppo Sole 24 ore, con Ernesto Auci direttore. “Una realtà molto italiana, prevalentemente maschile, con taglio istituzionale macro economico. Stava lanciando la 24 ore tv, la radio e aveva il sito web numero uno in Italia. Parlava molto ai professionisti, avvocati, fiscalisti, con commenti puntuali sulle nuove politiche del governo in tema di tasse. Un approccio completamente diverso in cui la mia formazione portava elementi di novità, adeguati alle sfide che si erano prefissi. Il Sole mi è rimasto nel cuore”.
Nel 2001, per scelta personale, cioè per seguire quello che sarebbe diventato suo marito, si trasferisce a New York, “collaboravo con una testata on line finanziaria. Lui lavorava per un’azienda di Internet di brand nascent design, con progetti milionari. Ci fu l’11 settembre, ricordo che ero a Broadway quella mattina. Dopo di allora l’America entrò in crisi: la realtà di mio marito licenziava 200 persone al giorno, era un momento di grande fragilità. Decidemmo di lasciare gli Usa; decisivi lo choc, la pressione mediatica, l’economia a pezzi, la sensazione che stesse per scoppiare una guerra”.
Al rientro a Milano, grazie a un cacciatore di teste, la manager entra
in Coca Cola Hbc (Hellenic bottling company), che nasceva allora, con un
organico di 200 persone, come corporate communications director. È un
altro passaggio, ma breve perché Stefania Lazzaroni decide di mettersi
in proprio e crea Nascent communications, una piccola impresa. “La porto
avanti per quasi sei anni, un’esperienza che mi fa cambiare punto di
vista sul lavoro, mette in moto sensibilità molto diverse, faticosa ma
positiva. In quel periodo avevo mia figlia piccola e non è stato facile
conciliare la famiglia con la gestione in prima persona di un’azienda”.
La tentazione di cambiare si ripresenta con Discovery, networks
televisivo americano, dove entra con le mansioni di direttore
comunicazione, digital e talent management. Lì ritrova Marinella Soldi,
amica e collega con cui aveva lavorato ai tempi di Mtv. “Di nuovo media
digitale americana all’avanguardia, un’ottima condizione, ma dopo quel
lungo periodo vissuto da imprenditrice ho fatto fatica a rientrare in
una realtà aziendale”. A questo punto arriva Altagamma. “Andrea Illy che
non conoscevo mi viene presentato da una professionista di branding.
Non mi andava di provare, sto bene dove sono, dicevo, e lei insisteva,
almeno senti di che si tratta. Dopo il colloquio ho deciso di accettare
ed è stata una ottima scelta”.
Altagamma ha bisogno di andare all’estero. Ha lanciato Altagamma Club ad Amsterdam, in collaborazione con l’ambasciata italiana, programma che deve essere realizzato anche in Cina e in America. “La nostra idea è di rafforzare le relazioni tra i rappresentanti locali dei brand italiani e i partner e gli stakeholder locali, creare opportunità di network e raccogliere informazioni sul mercato e per accrescere la conoscenza sui punti di forza dei prodotti italiani”. A Cannes, poi, è partito il progetto sul turismo, Altagamma Esperiences, il dietro le quinte dei brand, pensato per i più sofisticati turisti internazionali. “Il nostro modo di dare un contributo al turismo italiano. L’Italia non ha bisogno di più visitatori ma di visitatori di qualità”. Lo scopo dell’iniziativa è di offrire un’occasione per conoscere da vicino i brand italiani noti come icone di eccellenza, creatività e artigianalità. Il programma include visite a numero limitato alle imprese di Altagamma, ai siti produttivi, ai laboratori, agli atelier così come degustazioni di vini pregiati nelle cantine più rinomate, con la possibilità di incontri con gli imprenditori.
Quaranta marchi a disposizione. Per la moda Brunello Cucinelli, Emilio Pucci, Ermenegildo Zegna, Gucci, Isaia, René Caovilla, Versace; per l’agroalimentare e il food&beverage Agrimontana, Allegrini, Ca’ del Bosco, Cantine Ferrari, Domori, Feudi di San Gregorio, illycaffè, Masi Agricola, Ornellaia; per il design Alessi, Bisazza e la gioielleria di Vhernier; poi Azimut Benetti (nautica), Ducati (moto), Aurora (penne), Manifatture sigaro toscano e nel wellness Technogym.
“Non a caso sto leggendo un bellissimo libro di Harari, ‘Homo deus’, breve storia del futuro, visione di alcune trasformazioni con taglio sociologico, poco tecnico, molto illuminante. Per tenermi in allenamento visto che non gioco più a pallavolo, vado in palestra. Il tempo libero lo dedico per lo più a mia figlia, ma mi piace molto il teatro, viaggiare, l’arte, visito le mostre, in questo Milano si presta. Per le vacanze tendo ad andare all’estero, mete lontane come Brasile del Nord, California, Indonesia, Malesia. E anche l’Africa, in Egitto voglio tornare con la famiglia”.
REP.IT
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