Governo Conte, nel ricorso alla fiducia peggio di Letta e Renzi
“Fiducia di che? Siamo in dittatura, in un film muto”. Lo stesso presidente della Camera, Roberto Fico, ha dovuto ammettere: “Parliamo di un problema vecchio che nasce nelle legislature precedenti, quello del rapporto tra Governo e Parlamento. Nel mio discorso di insediamento ho detto che avevo intenzione di far tornare il Parlamento centrale. Decreti o fiducie non dipendono dal sottoscritto, anche se io cerco che siano il minor numero possibile”.
La particolarità è che il ricorso alla fiducia, per il governo Conte, ha subìto un’impennata nel corso dei mesi. E che per lo più è stata utilizzata non per accelerare i tempi, ma per superare contrasti politici all’interno della maggioranza. La prima volta fu a settembre sul decreto milleproroghe, che conteneva le contestate norme sul taglio ai fondi alle periferie e quelle sulla autocertificazione per i vaccini. Il record è stato sul decreto sicurezza, provvedimento bandiera di Salvini, su cui c’era un’ampia fronda dei 5Stelle. In quel caso la fiducia è stata posta sia alla Camera che al Senato. Poi c’è stato un altro provvedimento oggetto di scontro tra Lega e 5Stelle, il disegno di legge anticorruzione, con la fiducia posta al Senato per correggere l’emendamento Vitiello sul peculato. Sempre con la fiducia, è arrivato il primo via libera – quello alla Camera – sulla legge di bilancio. E lo stesso meccanismo potrebbe presto ripetersi in entrambi i rami del Parlamento per le modifiche apportate dall’esecutivo.
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