All’Europa i risparmi non bastano. Trattativa a oltranza sulla manovra

Da quel che trapela, la Commissione – che si riunisce domani – non ha ancora escluso l’ipotesi di aprire una procedura nei confronti dell’Italia già tra 24 ore: certo un’indiscrezione finalizzata alla trattativa, ma in ogni caso a Bruxelles la “pistola” resta carica. Un atteggiamento che ha costretto il presidente Giuseppe Conte a convocare, in emergenza, un incontro col ministro dell’Economia Giovanni Tria. E il governo è stato costretto a rivedere la tabella di marcia, che prevedeva per oggi la presentazione al Senato di un maxiemendamento con tutte le modifiche al testo approvato in prima lettura alla Camera. La persistente trattativa con l’Ue ha infatti obbligato l’esecutivo a far slittare l’iter nell’esame della manovra e, se non interverranno nuove sorprese, l’aula di palazzo Madama potrà esaminare il nuovo testo soltanto venerdì. Ma a questo punto nulla è scontato.

Il botta e risposta

L’ennesima giornata di passione è maturata dopo il vertice notturno di domenica, che sembrava avesse sbloccato tutto. Venerdì sera il premier e Tria erano rientrati a Roma con i suggerimenti della Commissione e alcune ipotesi operative. Poi, nel vertice di domenica a palazzo Chigi con Di Maio e Salvini, si è trovato un compromesso del quale ieri mattina è stata informata la Commissione. Ma è stata presentata un’opzione diversa rispetto a quelle concordate con Bruxelles durante le trattative della scorsa settimana. Per questo, ieri mattina, c’è stato un giro di telefonate tra il ministro Tria e i commissari Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis. Il botta e risposta, a livello tecnico, è andato avanti per tutta la giornata, senza però trovare un punto di incontro. La riunione dei capi di gabinetto dei commissari è durata fino alle 19 e in serata fonti Ue spiegavano che «tutte le ipotesi restano aperte». La distanza con il governo non è enorme, ma la parola fine ancora non c’è. Per questo gli alti funzionari hanno deciso di tenere carica l’arma della procedura.

Le pressioni europee

L’ipotesi che venga attivata già durante la riunione del collegio dei commissari di domattina «non può essere esclusa», fanno sapere fonti Ue. Ma si tratta di un’opzione secondaria, agitata più che altro come strumento di pressione. Certamente i negoziati continueranno oggi, con l’obiettivo di chiudere. In caso contrario, però, la Commissione potrebbe infatti decidere di non premere subito il grilletto. Ma di riservarsi questa possibilità, eventualmente, al rientro dalla pausa natalizia. Alla luce di ciò che succederà in Parlamento.

La data del 19 dicembre non è un termine perentorio. Era stata fissata dalla Commissione (informalmente) quando ancora il governo sembrava voler tirare dritto. Ed era nata con un obiettivo ben preciso: nel caso in cui l’Italia fosse rimasta ferma sul 2,4%, Bruxelles avrebbe proposto la procedura per debito (Edp) nell’ultima riunione dell’anno in modo da fare pressing sul governo prima dell’approvazione finale in Parlamento. Ma in ogni caso è l’Ecofin che deve dare il via libera definitivo alla procedura e la prima riunione utile dei ministri è fissata per il 22 gennaio. Anche scavallando domani, dunque, la Commissione avrebbe tutto il tempo per far scattare l’Edp dopo la pausa natalizia. Tutto dipenderà dall’esito dei negoziati di queste ore e dall’esito del percorso parlamentare.

LA STAMPA

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