Traditi e gabbati
Lasciamo perdere per un attimo la mamma di tutte le schifezze, il reddito di cittadinanza. Chi di voi ha votato Lega, o leghisti via Forza Italia, si immaginava che – avendo vinto le elezioni – il governo gli avrebbe tagliato le pensioni, tolto gli sgravi fiscali, messo le grandi opere su un binario morto, aumentato gli interessi su multe e cartelle esattoriali, messo la tassa sui rifiuti nella bolletta elettrica (quando Renzi lo fece con il canone Rai Salvini tuonò: «Non ci penso neppure, è una truffa»), tasse sulle auto, agenti provocatori in azienda, investigatori con libero accesso ai conti bancari e amenità simili?
Io penso che nessuno se lo sarebbe immaginato. Invece oggi ci ritroviamo traditi e gabbati. È vero, in campi non economici – immigrazione e sicurezza – abbiamo avuto qualche soddisfazione, per altro condivisa, al di là delle dichiarazioni ufficiali, da gran parte dell’elettorato. Risultato: il grillino, grazie a Salvini, non ha più il clandestino sull’uscio di casa e se non lavora avrà il reddito di cittadinanza; noi non abbiamo più il clandestino sull’uscio di casa ma lavorando, complice Salvini che ha ceduto a Di Maio, siamo più vessati e quindi più poveri e meno liberi.
Chi ci ha guadagnato nello scambio mi sembra evidente, e non siamo certo noi. Noi, che da qui in poi pagheremo dazio anche per gli effetti di queste decisioni, a partire dalla frenata di quella già piccola crescita che ci ha accompagnato in questi ultimi anni. Prepariamoci, perché stando così le cose è certo che entriamo in una «recessione sovranista». Che è un po’ come quel marito che per fare dispetto alla moglie (in questo caso la vecchia casta) si taglia gli attributi.
IL GIORNALE
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