Pensioni, sale l’età: 5 mesi in più anche per le uscite anticipate. E su quota 100 si rischia l’ingorgo
Scadute Ape sociale e opzione donna
Ulteriori complicazioni ci sono sul fronte di quelle che erano state annunciate come due «proroghe»: la prima riguardante «opzione donna», il regime di pensionamento anticipato per le lavoratrici con almeno 35 anni di contributi e 58 anni d’età ma con l’assegno interamente calcolato col meno vantaggioso metodo contributivo, e la seconda che interessa i lavoratori svantaggiati che accedono all’Ape sociale, l’assegno fino a 1.500 euro a carico dello Stato, corrisposto a determinate categorie a partire dai 63 anni d’età. Entrambe questi canali che consentono di andare in pensione prima sono scaduti il 31 dicembre scorso. Il governo ha deciso mesi fa di prorogarli tutti e due, ma anche in questo caso non ha fatto in tempo e così sia opzione donna sia l’Ape sociale, da lunedì 1 gennaio, non ci sono più. Anche qui la bozza del decreto che conteneva le due proroghe dovrà essere rivista. Le due misure, infatti, dovranno essere eventualmente reintrodotte. Per opzione donna i tecnici dicono che si ripartirebbe dal prossimo giugno.
Rischio ingorgo
Ma il ritardo del decreto rischia di creare problemi gestionali al cuore stesso della riforma «quota 100». Si tenga conto, infatti, che il decreto legge, anche se sarà in vigore dal momento in cui verrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (di solito pochi giorni dopo l’approvazione in consiglio dei ministri) dovrà essere seguito dalle indispensabili circolari dell’Inps sulle modalità di presentazione della domanda di pensione. È vero che il decreto dovrebbe stabilire che per tutti coloro che hanno raggiunto i requisiti (62 anni d’età e 38 di contributi) entro il 31 dicembre 2018 la pensione decorrerà dal primo aprile, ma c’è il rischio concreto che i primi assegni arrivino più tardi (con gli arretrati, ovviamente). È prevedibile infatti che si crei un’ingorgo, non appena l’Inps, dopo la pubblicazione del decreto legge, sarà in grado di emanare le sue circolari. Basti pensare che dal primo aprile decorreranno le pensioni con almeno «quota 100» (ma anche 101 con 63 anni d’età, 102 con 64, 103 con 65 e 104 con 66) di chi finora è stato bloccato dal fatto di dover raggiungere appunto i 67 anni previsti dalla pensione di vecchiaia. Insomma, buona parte dei circa 200mila dipendenti privati (per i dipendenti pubblici il decreto stabilirà tempi più lunghi, con le prime decorrenze a luglio o ottobre) che si prevede accederanno a «quota 100» nel 2019 avrebbero già i requisiti per presentare la domanda. Ma non possono farlo perché il decreto legge ancora non c’è.
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