Li chiama “lungosoggiornanti”. Così Di Maio dà il reddito di cittadinanza agli stranieri
Come facevano notare fonti del M5S già ieri sera, gli uffici tecnici dei ministeri stavano lavorando per modificare la bozza del decreto (che in effetti prevede l’assegno anche agli stranieri residenti da 5 anni) puntando ad innalzare la soglia agli immigrati che da 10 anni vivono nel Belpaese. La mossa dovrebbe permettere di licenziare il decreto senza rischiare che la Corte Costituzionale lo dichiari illegittimo.
Esistono dei precedenti. Il bonus mamma (800 euro una tantum) era stato riservato dall’Inps (interpretando il relativo decreto) alle partorienti italiane e negato alle straniere presenti in Italia senza un permesso di soggiorno di lungo periodo. La pratica dell’Inps è stata censurata dal Tribunale di Milano (e altri) e poi confermata anche dalla Corte di Appello. Ecco perché il governo vuole coprirsi le spalle riducendo la platea dei possibili stranieri coinvolti, ma non chiudendo del tutto la porta.
Resta il fatto che la maggioranza avesse promesso che il reddito minimo sarebbe finito solo agli italiani e invece finirà anche agli stranieri. Come confermato da Di Maio. “La nostra norma sul reddito di cittadinanza è rivolta agli italiani – promette – Per fare questo innalzeremo il tetto dei lungosoggiornanti, in modo da rispettare le norme europee, ma allo stesso tempo per rivolgere la misura ai cittadini del nostro Paese. Quindi, quei 5 anni che si legge nella bozza del decreto è da modificare, sarà più alto”. Tradotto: invece di chiamarli migranti, il M5S li trasforma in “lungosoggiornanti” nella speranza di far digerire il rospo a leghisti e elettori.
Ma alcuni potrebbero non mangiare la foglia. Chiedete a Vittorio Di Battista, papà di Alessandro. “Torto ha chi, come dice un detto popolare, ‘chi croce non ha, pija dù zeppi e se la fà’ – scrive criptico su Facebook – Quindi? Quindi il reddito di cittadinanza si chiama reddito di cittadinanza e va dato a chi è cittadino e gode della cittadinanza. Punto”. Il ragionamento, in questo caso, non fa una piega. “Piantatela di arrovellarvi con i 5 anni, con i 10 anni, con la residenza, con i meritevoli e con quelli di passaggio – aggiunge – Mi sembra che di ‘crocì sia più che lastricata la strada di questo Governo e prendere ‘dù zeppì per farcene un’altra, sia sbagliato”.
IL GIORNALE
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