Il salva Carige e il ruolo di Conte. Il Pd: “C’è conflitto di interessi”
“Quante balle dei giornali! Proprio loro parlano!”. Luigi Di Maio è andato su tutte le furie quando Matteo Renzi e Maria Elena Boschi hanno chiesto che si scusasse per quanto detto ai tempi del salvataggio del Monte dei Paschi di Siena. “Non abbiamo dato un euro alle banche”, ha rimarcato il vicepremier grillino su Facebook spiegando che dal Consiglio dei ministri è uscita una legge che permette allo Stato potrà garantire nuovi titoli pubblici e ricapitalizzare. “Speriamo non serva – ha, poi, aggiunge – se si dovesse usare quella garanzia o se si dovessero mettere soldi pubblici, banca Carige deve diventare di proprietà dello Stato. Ovvero deve essere nazionalizzata”. In questo modo, ci ha tenuto a sottolineare, “non ci sarà nessun regalo ai banchieri e nessun azionista e obbligazionista truffato”. Ma è il Coniglio dei ministri di ieri sera che i vertici del Nazareno hanno preso di mira muovendo accuse pesantissime. Nel mirino dei dem è finito Conte a cui vengono rinfacciati i rapporti professionali con alcune figure chiave dell’istituto che, in caso di necessità, l’esecutivo è pronto a salvare.
“Conte – scrive Alessia Morani del Pd su Facebook – è stato consulente di Raffaele Mincione, banchiere socio Carige nonché socio di Guido Alpa, consigliere di Carige e della Fondazione”. Poi, passa all’attacco della maggioranza: “Nessuno tra grillini e leghisti vede questo conflitto di interessi?”. Sulla stessa linea anche Luigi Marattin, capogruppo dem in commissione Bilancio alla Camera, che chiede se, quando il Consiglio dei ministri ha votato il salva Carige, il premier è uscito dalla sala, “come si dovrebbe fare quando vi è fondato sospetto di possibile conflitto di interesse”. Nel caso in cui non dovesse arrivare risposta, i dem provvederanno a inviare la domanda per vie ufficiali.
Da Palazzo Chigi hanno subito sapere che non c’è alcun conflitto di interessi “diretto o indiretto” per Conte “con le decisioni che ha assunto e che è chiamato ad assumere quale responsabile dell’autorità di governo” sulla banca genovese. In passato il premier aveva già chiarito di non aver mai avuto con Alpa uno studio professionale associato né di aver mai costituito con lui un’associazione tra professionisti. “Hanno sempre svolto in maniera distinta le rispettive attività professionali”, riferiscono le stesse fonti. Quanto a Mincione, Conte non è mai stato suo consulente né lo ha mai incontrato o conosciuto, neppure per interposta persona. A maggio era stato chiesto a Conte, prima che diventasse premier, di esprimere un parere pro veritate per conto della società Fiber 4.0 di cui Mincione è presidente. “Si tratta di una questione che non ha nessun collegamento con Carige – viene spiegato – il rapporto professionale con la società si è esaurito con la redazione di questo parere”.
IL GIORNALE
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