Le banche centrali contro i mercati: e adesso cosa può succedere?
Dopo l’inizio della Grande Recessione, tra il 2007 e il 2008, e la crisi debitoria dell’Eurozona, nel 2011, con tempistiche diverse governi e banche centrali hanno reagito iniettando nel sistema economico e finanziario un valanga di denaro che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto stabilizzare i mercati e trasmettere uno stimolo concreto all’economia reale.
Per dieci anni, dunque, una politica di bassi tassi, costante espansione dei bilanci delle banche centrali e liquidità facile ha portato a un’espansione pressoché generalizzata degli indici borsistici e a guadagni notevoli in termini assoluti sui vari listini. Dal Troubled Assets Relief Programm (Tarp) statunitense del 2008 al quantitative easing di Mario Draghi, passando per la Abenomics del governo giapponese, tutto ha concorso affinché gli asset detenuti da Bce, Federal Reserve e Bank of Japan arrivassero a superare i 15 trilioni di dollari, 3,5 volte la somma registrata nel 2008, come fa notareun rapporto della società di consulenza Yardeni Research.
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