Tempesta senza crisi. Ma dopo le Europee un’altra maggioranza

Augusto Minzolini

«Quella frase di Conte, vado a prendere i migranti con l’aereo, è stata una provocazione. L’ennesima. Se la poteva risparmiare.

Ma se i grillini faranno saltare i provvedimenti sull’autonomia di regioni come Veneto e Lombardia, che per passare hanno bisogno della maggioranza assoluta, allora salta il governo. Neanche Salvini reggerebbe di fronte alla delusione del Nord. E noi non possiamo far la parte degli scemi del villaggio… ». Dario Galli (nella foto tonda, ndr) è un leghista della vecchia guardia, uomo del Nord, di quelli abituati a dire pane al pane e vino al vino. Inoltre nel governo gialloverde occupa un ruolo da cui ha un punto di osservazione privilegiato: viceministro dello sviluppo economico, è, di fatto, il vice di Giggino Di Maio, da leghista vive nello stesso ministero del leader grillino, respira la stessa aria. È uno dei pochi che è nella condizione di potere annusare gli umori dei due dioscuri, dei due vicepremier. Per cui in un momento in cui Carroccio e 5stelle litigano su tutto, tanto che se si dovesse dare retta alle parole il governo già sarebbe dovuto cadere e, invece, sta in piedi, Galli è il personaggio perfetto per avere le «istruzioni per l’uso» per districarsi nella confusione creata ad arte – tra veline, «al lupo al lupo», boatos di portavoce e dichiarazioni al vetriolo – da due partiti che già hanno aperto la campagna elettorale per le europee anche se non hanno ancora chiuso quella delle scorse politiche. Risultato: si cammina sul precipizio, con i 5stelle che nel Palazzo vengono soprannominati «5palle» per le retromarce su Ilva, Tap, trivelle, referendum propositivo senza quorum e fra un po’ anche Tav; e con Salvini che alla fine qualche immigrato via Malta lo dovrà pur ingoiare.

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