La profezia inascoltata sull’euro: “Perché avremo più disoccupati”

Roberto Vivaldelli

L’euro entrò in vigore per la prima volta il 1º gennaio 1999 in undici degli allora quindici stati membri dell’Unione e fu introdotto per tutte le forme di pagamento non fisiche. A vent’anni di distanza da quella data, pochi sono quelli che hanno il coraggio di festeggiare apertamente l’introduzione della moneta unica e ricordare felicemente un passaggio storico che avrebbe dovuto drasticamente migliorare le nostre vite. Tant’è che sono numerosi i Premi Nobel che hanno criticato ferocemente il funzionamento della moneta unica, tra cui James Mirrless, premio Nobel per l’Economia nel 1996, e Christopher Pissarides, economista britannico cipriota, vincitore del premio Nobel per l’Economia nel 2010 per i suoi contributi alla teoria delle frizioni di mercato.

Nella lista dei critici dell’euro stilata da IlSole24Ore tra i più noti c’è Paul Krugman, economista di stampo keynesiano e premio Nobel per l’Economia nel 2008, che nel 1999 disse: “Adottando l’Euro, l’Italia si è ridotta allo stato di una nazione del Terzo Mondo che deve prendere in prestito una moneta straniera, con tutti i danni che ciò implica”. Secondo Joseph Stiglitz, anch’egli Premio Nobel per l’Economia nel 2001, “Questa crisi, questo disastro è artificiale e in sostanza questo disastro artificiale ha quattro lettere: l’euro”. Chi forse prima di tutti vide un grave pericolo nell’adozione della moneta unica fu però l’economista inglese Frank Hahn, professore di economia presso l’Università di Cambridge, Harvard e presso la London School of Economics. 

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