La lettera che li inchioda
«A causa delle nuove norme abbiamo dovuto lasciare a casa venticinque persone che avremmo potuto assumere per altri sei mesi.
Alcuni di loro erano con noi da anni per il periodo stagionale ma non le potremmo mai più riassumere: anni di formazione gettati al vento per l’incapacità della politica di capire le esigenze del lavoro… Pur capendo le buone intenzioni del decreto dignità devo sottolineare che sta creando non pochi problemi alla nostra e a tutte le aziende italiane, cioè a chi dà lavoro, ai motori dell’economia, non a chi sa solo parlare».
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