Di Maio e Di Battista in ‘gita’ a Strasburgo: toccata e fuga in macchina in giornata per uno spot elettorale
“Questa sede costa circa 200 milioni di euro all’anno – dice Di Battista nel video con Di Maio, indicando l’Europarlamento alle spalle – è un messaggio che lanciamo di sfida alla Francia che se sono approfittati anche grazie ai paesi colpevoli, come l’Italia”. Il riferimento è al fatto che una volta al mese l’Europarlamento si riunisce qui e non a Bruxelles. “Questa è la marchetta francese che va chiusa, quando si riunisce il Parlamento qui i prezzi degli hotel si alzano in tutta la città…”, aggiunge Di Maio.
Bene. Oltre questo cosa c’è? Ci sono gli annunci di Di Maio che assicura di avere i “numeri per costruire un gruppo parlamentare europeo” dopo le elezioni di maggio. Ma non è dato sapere con chi, oltre i tre referenti incontrati la scorsa settimana a Bruxelles dallo stesso vicepremier. Cioè: il polacco Pawel Kukiz, cantante e leader del partito ‘Kukiz’15’, euroscettico di estrema destra; il croato Ivan Vilibor Sincic, capo del partito populista, protezionista e filorusso ‘Zivi zid’; la finlandese Karolins Kahonen, di ‘Liike Nyt!’, movimento conservatore, a favore del liberalismo di mercato. Si tratta di tre movimenti al loro primo test elettorale per le europee: non sono rappresentati all’Europarlamento e per entrarci devono superare la soglia del 4 per cento, come tutti.
Un rebus, sulla carta. Ma Di Maio assicura che “il più scarso” tra i loro interlocutori “sta sopra il 10 per cento”, parole da verificare dopo il voto del 26 maggio evidentemente. “Abbiamo una base per formare un gruppo né di destra, né di sinistra – continua – Abbiamo scritto un contratto con la Lega, riusciremo a scrivere un manifesto con altre forze europee con cui condividiamo battaglie contro l’austerità, per la democrazia diretta…”. E il vicepremier insiste comunque con i gilet gialli, anche se da Parigi finora gli hanno risposto picche (“Facciamo da soli”). “Con i gilet gialli a breve avremo contatti e li incontreremo. Decideranno loro se scendere in politica o no, in bocca al lupo sapendo che se iniziano poi non tornano più indietro…”.
Cos’altro? Ci sono un po’ di spot per segnalare le distanze politiche dalla Lega di Matteo Salvini, alleato di governo ma anche primo avversario da battere alle europee. Sulla Tav per esempio, ‘ca va sans dire’: “Se c’è un’analisi costi-benefici che ci dice che l’opera non sta in piedi allora si blocca il processo di costruzione”, dice Di Maio. E sulla liberalizzazione della cannabis e qui siamo davvero agli annunci perché nel contratto di governo non c’è. Ecco le parole di Di Maio: “Siamo in un governo in cui abbiamo scritto un contratto di governo, non tutto c’è nel contratto, ma io quella proposta l’ho sostenuta nella precedente legislatura è una buona proposta. Adesso portiamo a casa gli obiettivi del contratto, nulla vieta che il contratto in futuro possa essere aggiornato, adesso siamo concentrati sugli obiettivi”. La liberalizzazione della cannabis resta solo nell’orizzonte delle cose future e futuribili.
Dopo il breve scambio con i giornalisti davanti al Parlamento (giornalisti che li hanno intercettati solo notando il loro Facebook live, non sono stati convocati), i due vanno via a bordo di un mini-van. Non entrano nemmeno. I loro eurodeputati qui dicono di non sapere nulla. A sera Di Battista li incontra, a cena e il Movimento cinquestelle Europa ne fa un post su Facebook.
Tutta una trasferta a Strasburgo per uno spot che lascia aperti gli interrogativi. Il principale: in quale gruppo europeo faranno politica i nuovi eletti del Movimento cinquestelle, che al momento fanno parte del gruppo ‘Efd’, ‘Europa delle libertà e della democrazia diretta’, formazione a dir poco eterogenea e in disfacimento visto che gli europarlamentari britannici dell’Ukip (la componente più numerosa con 20 deputati) potrebbero (condizionale d’obbligo visto il voto di domani alla Camera dei Comuni) lasciare l’Europarlamento ‘causa Brexit’?
Qui a Strasburgo c’è chi scommette che andranno a bussare dai Verdi, i quali non danno certezze a nessuno (forti come sono in Germania), chi pensa che alla fine potrebbero confluire nello stesso gruppo della Lega (che è avanti nelle relazioni con altri gruppi sovranisti, non senza difficoltà). Ma questi sono rumors. La comunicazione ufficiale pentastellata per ora lancia solo spot: anche da Strasburgo.
Resta la scia, in una città che solo un mese fa, proprio durante la scorsa plenaria di dicembre, è rimasta scossa dall’attentato terroristico in cui hanno perso la vita anche i due reporter Antonio Megalizzi e Bartosz Pedro Orent-Niedzielski. A loro sarà intitolato lo studio radiofonico del Parlamento europeo, annuncia il presidente Antonio Tajani. La prima a proporre di intitolare una sala dell’Europarlamento alle due vittime era stata Silvia Costa, europarlamentare del Pd nel gruppo dei socialisti.
L’UFFPOST
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