Metà degli immigrati rimane in Italia: flop del ricollocamento obbligatorio

Mauro Indelicato

La redistribuzione obbligatoria ha mestamente fallito. A distanza di più di tre anni dalla decisione di ricollocare l’alto numero dei migranti arrivato in Europa tra il 2014 ed il 2015, si può ben dire che l’esperimento non ha funzionato. I numeri parlano chiaro: su 120mila migranti presenti sul suolo europeo per i quali si è decisa la ricollocazione, meno della metà è stato effettivamente ricollocato. Tutto il resto si trova ancora nei paesi di primo approdo, Italia in testa. 

Cosa prevede l’accordo del 2015

È il 22 settembre 2015, l’Europa deve fronteggiare una grave crisi migratoria aperta su due fronti: quello mediterraneo e quello del cosiddetto “corridoio balcanico“. Da sud e da est arrivano migliaia di migranti, che da subito generano clamore in seno all’opinione pubblica del vecchio continente, specialmente dei Paesi settentrionali ed orientali. Questi ultimi non sono abituati a vedere passare all’interno del proprio territorio così tanti migranti, sul fronte della sicurezza e dell’ordine pubblico le preoccupazioni non sono state poche. Ma sono soprattutto due i paesi in prima linea nella gestione dell’emergenza immigrazione: Italia e Grecia. Il nostro Paese accoglie numerosi migranti che arrivano da sud, soprattutto quelli che partono da una Libia già parecchio destabilizzata e senza governo da quattro anni. La Grecia invece assorbe gran parte dei migranti che arrivano dalla Turchia. Con la chiusura della rotta balcanica, migliaia di migranti rimangono nel paese ellenico sia sulle isole che presso la terraferma. LEGGI ANCHELa Nato è al suo tramonto
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