Migranti, giravolta della Germania buonista: vara una stretta sugli ingressi

In fondo se Merkel non è più nel pieno del suo potere lo deve (anche) alle sue decisioni in tema di immigrazione. Dapprima aprì le porte ai siriani, poi fu costretta a una rapida retromarcia. Le violenze, gli stupri e gli omicidi compiuti dai profughi in tutta la Germania hanno scatenato la rivolte di una buona fetta di tedeschi. La Merkel ha pagato scotto. La Cdu e i suoi alleati hanno perso elezioni importanti in diversi Lander e la Cancelliera è stata costretta al passo indietro: non guida più il partito e non si ricandiderà alla guida del Paese. Una debacle.

Ad Angela ora non resta che l’Europa. Nel Vecchio Continente ha ancora un peso specifico notevole, almeno fino a maggio. Se però – come sembra – i movimenti sovranisti dovessero strappare una grossa fetta di eurodeputati, il Ppe potrebbe essere costretto a scendere a patti con Le Pen e Salvini. A pagare il conto di un simile accordo sarebbe il simbolo del vecchio schema popolari-socialisti: Frau Merkel.

Ecco perché la Cancelliera (e la Germania) cerca di tenere un piede in due staffe: quella moderata del “i migranti portano prosperità” e quella più dura della regolazione agli ingressi. Spinge per il patto Onu sui migranti, si spende per una “soluzione europea” alla redistribuzione dei migranti, pianifica con la Francia la riforma di Dublino e al tempo stesso mette in atto una stretta sul diritto d’asilo. Coi migranti, il bastone e la carota. Regole e buonismo.

L’ampliamento della “lista di Paesi d’origine sicuri” (cioè dove non ci sono persecuzioni, torture, trattamenti inumani o conflitti armati) permetterà alla Germania di velocizzare l’analisi delle richieste di asilo: se vieni da uno di quegli Stati, o presenti le prove del pericolo che corri nel rientrare a casa oppure vieni rimpatriato. Per Helge Lindh (Spd) la legge permette di non dare “false speranze” sul futuro che attende i migranti un Germania. La Merkel spera così di non perdere il voto di chi chiede una stretta sull’immigrazione. E le tanto decantate porte aperte?

IL GIORNALE

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