Manovra nascosta
di RAFFAELE MARMO
Ci manca solo che prima o poi Luigi Di Maio tiri in ballo i gufi di renziana memoria per bollare come tali gli analisti e gli economisti di Bankitalia che hanno avuto l’ardire di mettere a fuoco i dati della nuova recessione in arrivo. Ma, in realtà, la bolla dell’ottimismo giallo-verde, per la verità più grillino che leghista, è appunto solo una bolla.
Dalle parti del Ministero dell’Economia, come da quelle dei più avvertiti uomini di governo del Carroccio (a cominciare dal sottosegretario a Palazzo Chigi, Giancarlo Giorgetti), il rischio di un rallentamento significativo e sistematico dell’economia è avvertito e temuto da più di qualche mese. E se l’allarme non è stato tale da far cambiare in corso la manovra, più di quanto non si sia riusciti a fare (anche per effetto della minaccia della procedura d’infrazione da parte dell’Europa), ciò non toglie che si sono comunque apprestati strumenti e munizioni per fronteggiare l’impatto del calo del Pil sui conti pubblici.
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