La grillina nella casa popolare con lo stipendio da onorevole

Una cifra ancora più lontana da quel che guadagna da marzo 2018, deputato della Repubblica con indennità e rimborsi faraonici. Compatibili con una casa popolare? Per nulla. E infatti l’ente, dopo una serie di controlli incrociati sugli inquilini, ha scoperto che la deputata D’Arrando non è in regola. «A rimetterci è stata la mamma dell’onorevole grillina – racconta Lo Spiffero -, inquilina di un alloggio a Collegno, nel quale vive assieme alla figlia con cui costituisce un nucleo familiare. La signora, nei giorni scorsi, si è vista recapitare a casa una diffida dell’Atc nella quale si annuncia l’incremento del canone di locazione da 155 a 180 euro e la richiesta degli arretrati per i due anni precedenti, che ammontano a oltre mille euro».

Ma il problema è solo rinviato, perché con il reddito attuale della deputata la casa popolare non potrà più essere concessa alla mamma, un caso identico a quello della grillina Paola Taverna e della mamma, da pochi giorni sfrattata dalla casa popolare visto la nuova situazione reddituale della famiglia.

La grillina D’Arrando si difende: «Ovviamente salderò gli arretrati, ma tengo a specificare che ogni due anni l’Atc esegue un censimento socio-economico dei nuclei assegnatari delle case popolari, censimento che abbiamo regolarmente fatto nel 2016 e che aspettavamo di fare anche nel 2018 ma non è stato ancora effettuato». In realtà il regolamento dice una cosa molto diversa, è onere degli inquilini comunicare tempestivamente all’Atc ogni variazione di reddito «al fine di consentire l’adeguamento del canone di locazione». A maggior ragione se il reddito passa da 13mila a 90mila euro l’anno.

IL GIORNALE

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