I timori sulla crescita frenano le Borse, Piazza Affari -1% con Tim ko
«Adesso il Fondo monetario internazionale, che è una istituzione seria, ha rivisto le proprie stime, posso dire solo che rivedremo le nostre», ha dichiarato in particolare Moscovici. In autunno la Commissione stimava per l’Italia una crescita del pil quest’anno all’1,2% e 1,3% nel 2020. A fine anno ha concordato con la stima dell’1% quest’anno dopo un braccio di ferro con il governo sulla stima/obiettivo della legge finanziaria rispetto all’originaria stima dell’1,5%. Inoltre Bruxelles ha indicato per la Ue-27 (senza il Regno Unito) una crescita del +2% e +1,9% nel 2019 e nel 2020, per l’Eurozona +1,9% e +1,7%. Ieri invece il Fondo Monetario Internazionale ha tagliatole stime sulla crescita della zona euro per il 2019 all’1,6% e ridotto quelle sul pil italiano del 2019 solamente allo 0,6% dal precedente +1%. Stima, la nuova, in linea con quella diffusa venerdì scorso da Bankitalia. Il Fondo ha inoltre messo in conto che l’economia del globo quest’anno salirà del 3,5%, lo 0,2% al di sotto delle precedenti indicazioni, oltre che del 3,7% confermato per il 2018. In più rimane sotto i riflettori la situazione della Gran Bretagna, nell’attesa che la premier britannica, Theresa May, presenti alle autorità europee il piano B che per l’uscita del Paese dall’Unione europea. Negli States va avanti lo shutdown del governo federale, arrivato al 32esimo giorno.
Milano la peggiore, pesa la debolezza delle banche
Piazza Affari ha registrato la performance peggiore del Vecchio Continente, risentendo degli ordini in lettera sulle banche
e sulle principali blue chips.Le vendite colpiscono il Banco Bpm, Unicredit, Bper Banca,Intesa Sanpaoloe Ubi Banca, complice
il focus del Sole 24 Ore su Banca Carige che ipotizza la necessità di
un ulteriore aumento di capitale da 200 milioni,
in addizione al prestito bancario da 320 milioni. Il rallentamento
dell’economia italiana, in più, potrebbe rendere più complicata
la situazione degli istituti di credito, già alle prese con la
riduzione di crediti in sofferenza. Oggi, comunque, vanno male
tutte le banche europee, risentendo anche dello scivolone della
tedesca Ubs, che ha annunciato conti del quarto trimestre
inferiori alle attese, sebbene l’utile dell’intero 2018 sia cresciuto
del 25% rispetto a quello del 2017.
Telecom in caduta libera
A Milano sono in caduta libera le azioni di Telecom Italia , nonostante i netti ribassi accusati sia venerdì, sia ieri (-2,6% ieri e -7% venerdì) e provocati dalla diffusione a
sorpresa la scorsa settimana dei conti preliminari del 2018 risultati al di sotto delle attese. Intanto il fondo Elliott
è tornato alla carica per fare pressione per il dossier rete. Sono deboli le Italgas sulla scia del taglio di rating a sell da parte di Citigroup. Tentano invece di resistere al calo di Borsa le utility Snam Rete Gas e Terna, mentre sono in calo Enel e A2a. Ancora debole Ferragamo dopo il calo di ieri provocato da un report critico di Citigroup. Male, infine, anche Stmicroelectronics, sulla scia di un settore tecnologico sotto pressione in tutta Europa.
Euro/dollaro e spread poco mossi, pesante il petrolio
Sul mercato dei cambi, euro poco
mosso a 1,1362 dollari (1,1365 ieri in chiusura) e in assestamento a
124,33 yen (124,64), mentre il rapporto dollaro/yen
è a 109,42 (109,39). In moderato rialzo la sterlina, mentre resta
alta l’incertezza sulla Brexit: la valuta britannica è indicata
a 0,8768 per un euro (0,8815) e a 1,2958 dollari (1,2892). Pesante
infine il prezzo del petrolio, anch’esso penalizzato dai timori sull’andamento dell’economia e, di conseguenza, della domanda di energia: il future marzo
sul Wti perde il 3,45% a 52,3 dollari al barile, mentre l’analoga consegna sul Brent scivola del 2,85% a 60,95 dollari.
Chiusura su livelli praticamente invariati per lo spread BTp/Bund. Al termine degli scambi il differenziale di rendimento tra il decennale benchmark italiano e il pari scadenza tedesco
si è attestato a 251 punti base, dai 250 punti base della vigilia. Poco mosso anche il rendimento del BTp decennale benchmark, indicato al 2,75% dal 2,74% segnato in chiusura della seduta precedente.
(Il Sole 24 Ore Radiocor)
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