L’era dell’incompetenza

È vero che ogni previsione, anche se fatta da scienziati, può dimostrarsi sbagliata alla prova dei fatti, ma questo disprezzo verso le «competenze», la loro metodica delegittimazione, il rifiuto di ragionare e decidere in scienza e coscienza trovo sia il vero limite e il grande pericolo di questo governo. Anche un orologio rotto due volte al giorno segna l’ora esatta e quindi in teoria può essere che il reddito di cittadinanza risulti un toccasana per la crescita, ma parliamo sempre di un orologio rotto.

Di Maio più che da governante si sta comportando come quel signore che non essendo competente cerca fortuna giocando alla lotteria non ascoltando i consigli degli amici saggi che così facendo quasi certamente butterà via i pochi soldi che gli sono rimasti. Io non penso che gli uomini di economia e le loro istituzioni siano amici, né la Bibbia, ma andrebbero confutati sul piano scientifico, non per slogan elettorali e sorrisi beffardi.

Le competenze, e il loro scambio, è una delle basi su cui si fonda il liberismo. L’incompetenza assurta a potere politico è invece l’essenza del socialismo reale: comanda il partito e la scienza si deve piegare ai suoi voleri. I risultati opposti dei due modelli per il benessere collettivo sono noti e inconfutabili. Vorrei un Paese dove si può salire su aerei condotti da piloti professionisti e non da qualcuno che dice «io so pilotare»; dove essere curato da medici di chiara fama, non da autodidatti che promettono guarigioni miracolose e così via in tutti i campi, compreso quello economico. Non nel Paese dei Di Maio. E dell’amico Lino Banfi ambasciatore.

IL GIORNALE

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