L’ egemonia europea di Francia e Germania
di Ernesto Galli della Loggia
Il trattato «sull’integrazione e la cooperazione franco-tedesca» firmato martedì da Macron e da Merkel in quella che per noi italiani è Aquisgrana (per i francesi invece è Aix-la-Chapelle e per i tedeschi Aachen) è un duro colpo per la costruzione europea. Né a sua giustificazione si può certo dire che esso sia e/o voglia essere una risposta all’uragano nazionalista ed antieuropeista che si sta abbattendo su tanti Paesi del continente. È difficile pensare che sia così, infatti, dal momento che esso, tra l’altro, fu annunciato dal presidente francese fin dal suo discorso alla Sorbona del 26 settembre 2017 — cioè quando l’uragano di cui sopra era ancora un vento non troppo minaccioso la cui traduzione in risultati elettorali in Italia, Svezia, Spagna, e nella stessa Germania, era ancora di là da venire.
In realtà il significato vero del trattato non sta nei suoi articoli, che non sono davvero gran cosa. Sta nel trattato puro e semplice, nel fatto che i suoi contraenti abbiano deciso di stringerlo, e di farlo ora. Di fronte all’affollarsi di critiche all’interno dell’Unione Europea e dei conseguenti propositi di riforma della stessa, il trattato significa la riaffermazione da parte di Francia e Germania non del proprio impegno europeista, bensì della propria volontà di mantenere sulla Ue l’egemonia di fatto che entrambe da molto tempo vi esercitano (più esattamente: che vi esercita la Germania, camuffandola dietro la collaborazione della Francia che vi si presta in qualità di interessata vassalla). C ontro i sovranismi nazionalisti veri o presunti (e quasi sempre posticci) è la riaffermazione di due sovranità nazionali autentiche.
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