Alex, trapianto riuscito. “Un’arma in più per salvare i bambini”
Che orizzonti apre il trattamento?
«Abbiamo a
disposizione un’arma in più per intervenire nelle situazioni in cui non
si trova un donatore perfettamente compatibile, né tra la cerchia dei
familiari, né attraverso il registro dei donatori, proprio come accaduto
con il piccolo Alex».
Quali pazienti potranno usufruirne?
«I bambini
affetti da leucemie acute e patologie rare, non neoplastiche, acquisite o
genetiche, come ad esempio le immunodeficienze primitive e le
talassemie».
L’età incide sul successo dell’intervento?
«Siamo ematologi pediatri e ci occupiamo di pazienti da 0 a 18 anni. In
questa fascia d’età le possibilità di riuscita sono le stesse».
Alex lascerà l’ospedale nelle prossime ore. Sono possibili complicanze?
«I rischi ai quali i pazienti di questo tipo possono andare incontro
dopo la dimissione sono principalmente legati allo sviluppo di
complicanze infettive. Per questa ragione il bambino verrà strettamente
controllato con periodiche visite nel nostro reparto. Premessa questa
nota di cautela, non possiamo però che essere, allo stato attuale,
felici per l’evoluzione di questa vicenda così complessa».
Il bimbo potrà condurre una vita normale?
«Negli
anni certamente, nel prossimo futuro la prudenza deve essere massima
perché il suo sistema immunitario ha bisogno di essere riportato a uno
stato ottimale»
La tenacia della mamma e del papà di Alex ha avuto un ruolo importante in questa vicenda.
«Sono davvero degli ottimi genitori e ci hanno supportato nel nostro lavoro in tutto e per tutto».
L’Italia, anche grazie al vostro impegno, ha dimostrato di essere dimora di eccellenze scientifiche. Cosa direbbe a un giovane ricercatore intenzionato a proseguire la carriera all’estero?
«Qui ci sono tutte le possibilità per far valere i propri meriti. Inoltre come italiani dimentichiamo, purtroppo spesso, che il nostro sistema sanitario garantisce l’equità di accesso alle cure per tutti, a prescindere dal censo e dal credo».
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