Risvegli. Salvini vede ora tutti le insidie del caso Diciotti
Al di là delle dichiarazioni ufficiali sul governo che “non rischia”, come dice anche il premier Giuseppe Conte, questa storia ha piantato il ‘contratto gialloverde’ su piedi di argilla. In giunta per le autorizzazioni a procedere, la ‘pratica Salvini’ sarà ‘corazzata’ con la memoria di Palazzo Chigi in cui tutto il governo si auto-accuserà per i fatti che vedono indagato il ministro dell’Interno. Ma questo basterà a convincere tutti i parlamentari del M5s a votare contro l’autorizzazione a procedere in aula? La domanda arriva a Salvini mentre dal Transatlantico sta imboccando il corridoio fumatori per uscire da Montecitorio. Se la cava così: “Sono pagato non per i ‘se e i forse’ ma per fare il ministro e lo farò a lungo e sono sicuro che ognuno farà la sua parte”. Confida nei suoi alleati Cinquestelle? “Confido nell’intero Senato. Qui non c’è in discussione un eventuale reato, c’è in discussione il fatto che il Governo possa esercitare i poteri che gli italiani gli conferiscono”.
Ma non è padrone della materia: gli sfugge. Dal giorno in cui si è reso conto che andare a processo può essere rischioso. Da ieri, quando ha annunciato la retromarcia sul Corriere della Sera: non più ‘mi difendo in tribunale’, ma ‘mi difendo dal tribunale’. Tradotto: ‘Cinquestelle salvatemi in aula’. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte oggi ha fatto una prima mossa, la memoria per la giunta per le autorizzazioni a procedere appunto. Ma questo non assorbe i dubbi, gli interrogativi: nemmeno per Salvini. La memoria del governo? “Chiedetelo a Palazzo Chigi”, si sbriga il vicepremier mentre si fa strada nella nuvola di giornalisti per procedere verso i locali del gruppo della Lega. Incrocia una scolaresca in visita al Parlamento, per loro un saluto e un sorriso, ma la tensione non si alleggerisce. Si allontana, fermandosi a tratti per controllare compulsivo il telefono.
In aula, a beneficio della diretta tv per il question time, è andato in scena un Salvini in posa, braccia allargate sulla spalliera delle sedie accanto alla sua, gratificato dalla claque dei suoi, apparentemente indifferente rispetto alla vistosa assenza di quasi tutti i deputati del Movimento Cinquestelle. Il ministro dell’Interno si compiace dell’interrogazione presentata dalla leghista Sara De Angelis, condita con gli applausi dei deputati del Carroccio e le lodi finali al ministro da parte dell’interrogante. Risponde senza entrare nel merito ad un’interrogazione presentata da Erasmo Palazzotto di Liberi e uguali che gli chiede se sia vero che, quando era solo segretario della Lega ed eurodeputato, Salvini abbia chiesto ad alcuni infiltrati sulle navi delle ong di raccogliere informazioni che “in qualunque modo parlassero del loro legame con i trafficanti”, una raccolta di informazioni che, dice Palazzotto, “è competenza esclusiva dell’autorità giudiziaria”. Tutto parte dalle dichiarazioni rese al Fatto quotidiano da Pietro Gallo, uno dei contractor della Imi security Service, a bordo della Sea Hestia, nave di Save the children.
Salvini esordisce con una battuta: “Ero preoccupato perché alle tre del pomeriggio non mi era ancora arrivata nessuna minaccia di denuncia, allora sono più rilassato…”. Segue l’applauso scontato dei deputati della Lega, dai banchi del Pd cominciano a rumoreggiare, l’hanno presa come una provocazione: da lì in poi la temperatura si scalda, sebbene l’aula non sia affollatissima per l’evidente assenza dei cinquestelle. Il presidente Roberto Fico riprende Alessia Morani e Alessia Rotta del Pd. Salvini riprende a parlare ma dice poco o nulla. Se non per rimarcare, avvelenato contro la magistratura che lo vuole alla sbarra, che “le irregolarità addebitate ad alcune ong che operano nel Mediterraneo sono oggetto di approfondimento da parte delle autorità di pubblica sicurezza…”, cioè le procure di Trapani, Catania e Ragusa, “e mi auguro che vengano messi al corrente quanto prima gli italiani…”.
“Ministro lei è molto abile a schivare le risposte e non ci ha detto se queste attività delle forze di polizia sono state eseguite su impulso suo diretto o dell’autorità giudiziaria – replica Palazzotto – Lei utilizza in maniera spregiudicata tecniche di propaganda tipiche dei peggiori regimi autoritari. Inonda ogni giorno questo paese di fake news, utilizza la cultura del sospetto abusando delle sue prerogative e della sua immunità per delegittimare il lavoro di migliaia di persone che in questi anni hanno salvato centinaia di vite umane mentre lei con le sue scelte politiche invece è responsabile delle migliaia di morti di questi mesi nel Mediterraneo centrale”. La temperatura in aula continua a salire quando prende la parola Marianna Madia del Pd per un’interrogazione sulle condizioni e la destinazione dei migranti ospiti del centro di accoglienza di Castelnuovo di Porto, chiuso dal decreto Salvini.
“Ministro della propaganda, io non so come altro definirla…”, esordisce Madia. Ma nemmeno in questo caso il ministro dell’Interno risponde nel merito. “Quello che mi ricordo a memoria e che è più significativo è che negli ultimi due anni sbarcarono in Italia 300 mila immigrati, con la nostra gestione siamo fermi a 23 mila…”, inizia Salvini. Dai banchi della Lega lo applaudono, Pd e Leu protestano.
Ma a un certo punto, dal suo scranno lì di fronte al banco del governo, si alza in piedi anche Stefania Prestigiacomo di Forza Italia, la prima parlamentare a salire sulla Sea Watch domenica scorsa con Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana e il Radicale Riccardo Magi. “Io ho ricevuto insulti sessisti!”, urla Prestigiacomo, Fico la riprende: “Faccia concludere il ministro o le faccio un richiamo formale”. Salvini, placido, continua su Castelnuovo, poche parole e poi l’affondo, come in un comizio in piazza, a uso e consumo dei suoi.
“Alla data del 16 gennaio, erano presenti nel Cara di Castelnuovo di Porto 543 ospiti, meno della metà del numero dell’anno precedente, grazie alle politiche di immigrazione di massa sostenute dai Governi del Pd”. Pausa. Salvini si volta alla sua destra, fa un cenno del capo verso i deputati della Lega, è il segnale per l’applauso che parte deflagrante, tutto in diretta tv. Per il Pd, replica Graziano Delrio: “Lei continua ad essere il ministro della paura e della propaganda!”. Dalla Lega contestano. Delrio si avvia a conclusione: “Noi vorremmo anche un Ministro dell’interno, e non un Ministro della propaganda, che rispetti la legge del mare e della terra…”. La Morani urla: “Salvini, fatti processare!”.
Era solo una rituale seduta di question time, come ogni mercoledì alla Camera. Ma per il vicepremier leghista è stato un brutto assaggio di quello che lo attende con la richiesta di autorizzazione a procedere arrivata contro di lui. Le assenze del M5s in aula dicono molto delle insidie dietro l’angolo. Il futuro del governo è incerto o comunque complicato. E Salvini ci tiene moltissimo a questo governo, non immaginando alternative al momento: anche questo si evince dalla disperata lettera al Corsera in cui chiede agli alleati di salvarlo dai giudici.
Intanto il ministro si consola con la conclusione del caso Sea Watch: “Missione compiuta! Mentre gli altri chiacchierano e denunciano, la nostra linea della fermezza ha portato otto paesi europei (Germania, Lussemburgo, Romania, Francia, Portogallo, Lituania, Malta e Spagna) a farsi carico dell’accoglienza degli ospiti a bordo della Sea Watch3. Rimane l’auspicio che l’autorità giudiziaria prenda in considerazione le ripetute irregolarità a carico della ong tedesca, mentre sottolineo con rammarico l’assoluta mancanza di collaborazione del governo olandese nonostante lo yacht (perchè così è registrato in Olanda) navighi con la bandiera di quel Paese”.
Poi annuncia che sta lavorando “a un provvedimento che limiti la possibilità di entrare nelle acque territoriali italiane, intervenendo a monte, applicando le norme già esistenti”, l’articolo 83 del codice della navigazione, spiegano i suoi. Più precisamente: “i funzionari del Viminale e delle Infrastrutture sono al lavoro per bloccare alcune navi ‘non inoffensive’ dirette in Italia che, favorendo invece l’immigrazione clandestina, potrebbero rappresentare un rischio per la sicurezza nazionale”.
Reggerà?
L’HUFFPOST
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