Salvare Salvini ci costerà caro

A differenza di molti che oggi, com’è evidente, hanno la memoria corta, io ricordo molto bene quel mix di ilarità e indignazione che circa dieci anni fa suscitò il lodo Alfano con l’escamotage paradossale secondo cui l’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, doveva essere considerato davanti alla Legge “primus super pares”, ovvero più uguale degli altri”, come tradusse qualcuno all’epoca, piegando così alle personalistiche esigenze l’assunto che campeggia in tutte le aule dei nostri tribunali secondo cui “La legge è uguale per tutti”.

Oggi con Salvini, ministro dell’Interno, la storia si ripete e il rischio è lo stesso: far passare la prassi secondo cui chi ricopre ruoli istituzionali e di potere, invece che essere ancora più ligio di tutti gli altri cittadini proprio in virtù della carica pubblica ricoperta, può sottrarsi al giudizio della magistratura, in barba al principio della separazione dei poteri, oltre che ai valori fondanti del Movimento 5 Stelleche ha fatto della tutela della legalità e dell’etica i propri elementi identitari.

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