Italia in recessione, Confindustria: “Agire subito” | Tria: “Solo una lieve contrazioni” | Ipotesi Manovra bis


La ricetta di Confindustria: “Riaprire i cantieri delle Grandi Opere” – “Stiamo dicendo da tempo – ha osservato Boccia – di aprire immediatamente i cantieri. Ci sono risorse già stanziate per oltre 26 miliardi, che superano i 30 miliardi se consideriamo anche la Tav. Bisogna aprire i cantieri quanto prima”. In quest’ottica “speriamo che il governo faccia propria l’idea di aprire i cantieri”.

Tria: “Investire di più, ma non drammatizzare: è solo lieve contrazione” – E il ministro dell’Economia sembra almeno in parte abbracciare la ricetta di Confindustria, anche se mostra da subito di non condividere i toni allarmistici dell’Associazione industriali. “Bisogna muoversi per investire di più”: gli investimenti pubblici, spiega Tria da New York, durante un intervento alla Columbia University, danno l’idea di un’Italia che funziona e possono così essere un volano per attirare altri investimenti. Il ministro invita quindi a “non drammatizzare” il dato sul pil perché si tratta di una “lieve contrazione”.

“La sfida per il governo è dimostrare la volontà e l’abilità di fare investimenti pubblici, di attuare nuove politiche per l’inclusione sociale e di rinvigorire la fiducia del mercato e delle imprese”, spiega, introdotto sul palco dal premio Nobel per l’economia Edmund Phelps. “Gli economisti sanno che c’è una solidità economica in Italia”, ma – ammette il ministro – il Belpaese “dà un senso di incertezza perché cambia spesso strada, perché è difficile investire in infrastrutture e per il sistema di regole”. Da qui l’esigenza di inviare un segnale positivo con gli investimenti pubblici, in grado di mostrare un’Italia che gira.

“E’ facile perdere la reputazione, è difficile riguadagnarla”, dice Tria, rassicurando sul debito a fronte della recessione tecnica in cui è scivolato il Paese. “Tecnicamente siamo in recessione. Si spera che la domanda si riprenda e che ci sia una ripresa nel corso dell’anno”.

L’ipotesi di una Manovra bis – Nonostante le rassicurazioni del governo, cresce il timore per la necessità di una Manovra bis. Il rallentamento del Pil potrebbe far saltare infatti il quadro dei conti pubblici concordato a fatica con Bruxelles e aprire le porte a una correzione in corso d’anno da 4-5 miliardi. Sembra comunque troppo presto per capire se ci sarà la necessità di una Manovra correttiva. Se il quadro resterà “gestibile”, senza turbolenze sui mercati e impennate dello spread, che in queste settimane è tornato stabile seppure su un livello elevato (attorno ai 240 punti base), l’esecutivo gialloverde, in effetti, potrebbe non essere costretto a rimettere mano alle scelte fatte appena un mese fa.

Intanto perché la stessa misura inserita a salvaguardia dei conti, il meccanismo di “freezing” della spesa per 2 miliardi, non è una clausola di taglio automatico ma una facoltà che il governo si riserva di attuare se a metà anno l’andamento dell’economia dovesse discostarsi da quello programmato. Per come è stata scritta la norma, insomma, si potrebbe anche decidere ugualmente di sbloccare quelle spese.

Il loro congelamento, peraltro, non garantirebbe comunque di fare quadrare i conti, visto che 2 miliardi corrispondono a poco più dello 0,1% mentre ne servirebbero appunto almeno 4-5 se il deficit dovesse lievitare dal 2% al 2,3%. Un quadro che si potrebbe concretizzare se la crescita dovesse frenare davvero fino alla metà di quanto ipotizzato, dall’1% scritto nell’aggiornamento del quadro di finanza pubblica allo 0,6% stimato dalla Banca d’Italia o allo 0,4% ipotizzato dopo le ultime stime Istat dal presidente dell’Osservatorio sui conti pubblici Carlo Cottarelli.

TGCOM


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