“Cantieri veloci” e visita alla Tav, Salvini accelera sul dossier grandi opere. M5s sempre più in difficoltà

Il leader della Lega, in questo contesto, deve mandare un messaggio al suo elettorato che inizia a perdere la pazienza. Quindi va oltre e continua a parlare dei dati in suo possesso. Solcare i cantieri della Tav quando il ministro referente si è sempre rifiutato serve a lanciare un messaggio di rottura. A cui Luigi Di Maio risponde così: “Non vado a Chiomonte perché il cantiere non è mai partito”.

Il ministro dell’Interno invece ci sarà per dimostrare il contrario e se la prende con i manifestanti, li provoca: “Vado a Chiomonte per portare solidarietà alle migliaia di poliziotti che da anni proteggono il cantiere. Ci sono 377 feriti, presi a bottigliate, a sprangate da parte dei centri sociali a cui poi ci dedicheremo”.

Ma soprattutto, con questo atto di forza, non concordato ovviamente con gli alleati di governo, si intesta la decisione che la Tav va fatta nonostante l’analisi costi-benefici, ancora segregata, dica tutt’altro. Perché per il vicepremier leghista i numeri che contano sono i suoi, quelli che risultato dallo studio che la Lega ha commissionato disconoscendo quello del professore Marco Ponti che ancora, dice Salvini, di non aver visto.

Quindi, per il ministro dell’Interno, “l’opera si può aggiornare. Ci sono spese che possono essere eccessive come la mega stazione di Susa ma l’Italia non può essere isolata in Europa”. Rivedere l’opera quindi ma il compromesso con la Francia e con gli M5s è difficile da trovare.

Da tempo si parla di una “mini-Tav”. Ma ridurre la stazione di Susa è comunque troppo poco e ridurre – riflette un deputato M5s che da sempre si occupa dello studio della grande opera – le infrastrutture italiane vanificherebbe il senso dell’opera “per questo la Tav va fermata”. In più si aprirebbe una nuova trattativa con la Francia che invece dall’altra parte delle Alpi ha iniziato a scavare per la realizzazione del tunnel di base.

L’immagine che Salvini comunque consegnerà domani è quella di un vicepremier accolto da tutti i dirigenti della società Telt, l’azienda che si occupa della realizzazione dell’opera. La location è il Nord d’Italia dove la Lega ha il suo bottino di voti e dove gli imprenditori e le aziende vogliono risposte dal governo, compresi i governatori leghisti che l’Alta velocità la vogliono e con cui il vicepremier non può non fare i conti. Dall’altra parte i stringerlo in una morsa ci sono gli M5s e i No-Tav.

L’HUFFPOST

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