Febbraio inizia in tono minore, ma la locomotiva Usa continua a correre

di E. Micheli e S. Arcudi

Andamento altalenante per le Borse europee nella prima seduta di febbraio con gli investitori preoccupati dopo il rallentamento del settore manifatturiero e dell’inflazione nell’Eurozona (Parigi +0,53% venerdì e +1,9% nella settimana, Francoforte +0,07% venerdì e -0,9% nell’ottava, Londra +0,7% venerdì e +3,1% nella settimana e Madrid -0,41% venerdì e -1,8% nella settimana). Gli indici hanno contenuto i danni grazie a Wall Street, positiva dopo che il Dow Jones ha chiuso il gennaio migliore in trent’anni (+7%) e dopo il dato sull’occupazione di gennaio che ha sorpreso per qualità tutti gli economisti d’Oltreoceano.
Piazza Affari è stata la peggiore sia venerdì (-0,78%, ma era arrivata a cedere l’1,8%) sia nella settimana (-1,18%): ancora scossa dai dati sul Pil di ieri, ha risentito del crollo ai minimi in 5 anni e mezzo dell’indice Pmi. Lo spread, che aveva aperto a 245 punti, è arrivato a 260 punti, per poi chiudere a 256, penalizzato ancora dall’andamento debole dell’economia italiana, che nel quarto trimestre 2018 è entrata in recessione, dopo che il pil ha registrato un calo dello 0,2%. Come se non bastasse il Centro Studi di Confindustria ha lanciato l’allarme: «anche se il Pil risalisse dal secondo trimestre, è alta la probabilità di una crescita annua poco sopra lo zero», è scritto nel rapporto ‘Congiuntura flash’ di viale dell’Astronomia.

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