Un filo di voce
Lo stesso Di Maio si è affrettato a sbarrare questa ipotesi confermando che finché il movimento sarà al governo la Tav non si farà. Dopo otto mesi di inarrestabile ascesa elettorale di Salvini e di parallelo declino del movimento i 5 Stelle hanno assunto, al vertice, una formazione nuova, una formazione da combattimento che vede al centro ancora Di Maio ma affiancato sulle ali dal premier Conte nel ruolo istituzionale di chi media interloquendo col Quirinale e l’Europa e da Di Battista nel ruolo che più gli è congeniale, quello di guastatore. Guastatore proprio della marcia trionfale che finora ha accompagnato le mosse di Salvini e che ha elevato la Lega da terzo che era un anno fa a essere oggi il primo partito italiano.
Guarda caso il momento scelto dai 5 Stelle per mostrare i denti a Salvini è quello in cui sul leader della Lega pende la richiesta di rinvio a giudizio per il sequestro della nave militare Diciotti. E poiché la salute giudiziaria e politica del ministro degli interni dipende interamente dalla benevolenza degli alleati che forse voteranno la sua immunità si spiega perché il leader della Lega abbia risposto alla tracotanza di Di Battista con un fil di voce e ancor meno di coraggio.
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