I big d’Europa dalla parte di Guaidó. L’Italia resta senza alleati e blocca il testo comune della Ue

marco bresolin inviato a bruxelles

Il primo passo lo fanno Francia e Spagna. Poi, con il passare delle ore, altri governi europei si uniscono. A fine giornata la lista dei Paesi Ue che riconoscono Juan Guaidó come presidente legittimo del Venezuela ne include diciannove. Firmano un documento congiunto per sostenere il numero uno dell’Assemblea Nazionale e per chiedergli di convocare elezioni presidenziali «libere, giuste e democratiche». Restano un passo indietro gli altri nove governi, tra cui l’Italia. Che si conferma ancora una volta lo Stato Ue con la posizione più radicale su Caracas: anche ieri, infatti, Roma ha posto il veto sulla pubblicazione di una dichiarazione a nome dei Ventotto (c’era il via libera di tutti gli altri). A nulla è valso l’appello di Mattarella, che aveva chiesto «senso di responsabilità e chiarezza su una linea condivisa con tutti i nostri alleati e i nostri partner Ue». Dopo aver ascoltato le parole del capo dello Stato, il governo ha deciso di ignorarlo e di tirare dritto.

La linea di Mosca

La prima reazione alla raffica di riconoscimenti arriva da Caracas. Il ministero degli Esteri annuncia che riesaminerà le relazioni bilaterali con tutti i Paesi che si sono schierati con il leader dell’opposizione. Ma una dura presa di posizione arriva anche dalla Russia: «Il riconoscimento di Guaidó – dice il portavoce del Cremlino – è un’intromissione negli affari interni del Venezuela». La tesi di Mosca combacia con quella sostenuta dal Movimento 5 Stelle, che si riflette pienamente nella posizione tenuta dal governo italiano. Fonti della Lega definiscono Maduro «un dittatore», lasciano filtrare «l’auspicio» di «elezioni libere il prima possibile», ma nulla dicono sulla legittimità di Guaidó.

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