Di Maio e Di Battista dai gilet gialli con il leader che sogna “la guerra civile”
ILARIO LOMBARDO LEONARDO MARTINELLI roma-parigi
L’Islam? «Una religione di degenerati». «Quale società evoluta ricerca l’abbrutimento dell’individuo e vuole la donna sotto una campana di vetro, a parte questo Islam venuto dalle grotte». Non ha una grande fama Christophe Chalençon, almeno a leggere i resoconti delle cronache in Francia che hanno accesso i riflettori su questo fabbro di 52 anni, noto per essere uno dei leader dell’ala più dura del magmatico movimento dei gilet gialli. L’uomo che ieri, in gran segreto in Francia, ha incontrato Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista e tre europarlamentari del M5S, è accusato di «manifesta islamofobia». Instancabile polemista, lancia da Facebook le sue tesi più incendiarie. Come il sogno di una vera e propria «guerra civile», ideata partendo dalla sostituzione dell’attuale ministro dell’Interno francese con un esponente militare.
Oggi Chalençon, che guida il movimento a Sud, nella regione di Avignone, è il portavoce di Ric (Ralliement d’initiative citoyenne), la prima lista presentata per le europee dai gilet gialli e che ha come capolista Ingrid Levavasseur. Non a caso, sono gli unici due esponenti dei gilet che hanno subito risposto alle aperture offerte da Di Maio a inizio gennaio. Chalençon, che viene dal villaggio di Sault, dice alla Stampa che non si presenterà alle Europee e racconta dell’incontro con i grillini avvenuto ieri assieme a Levavasseur, a Montargis, una cittadina a un centinaio di km a sud di Parigi, dove i rappresentanti del Ric si sono riuniti per mettere a punto la strategia in vista delle elezioni.
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