“A rischio i nostri dati”: il governo mette al bando Huawei e Zte per il 5G

Le accuse alla Cina

La tecnologia 5G – sostengono gli Stati Uniti – potrebbe essere utilizzata da Pechino per ampliare le proprie possibilità di spionaggio e di interferenza nei sistemi di telecomunicazione stranieri, manipolando e sottraendo informazioni e dati sensibili. Un sospetto avvalorato dalle leggi vigenti in Cina, che obbligano le aziende a collaborare con l’intelligence nazionale.

In questi giorni, il Dipartimento di Stato americano sta portando avanti degli incontri con i paesi europei per sensibilizzare i governi “amici” sui rischi legati alla cybersicurezza. E proprio ieri un funzionario del Dipartimento di Stato era a Bruxelles per un incontro con la Commissione europea e con il governo belga. Nelle prossime settimane ulteriori appuntamenti sono già in programma con i partner europei: «Stiamo dicendo che bisogna essere molto, molto cauti, e stiamo sollecitando la gente a non correre in avanti e firmare contratti con fornitori non fidati di paesi come la Cina», ha affermato il funzionario presente a Bruxelles. Washington sta usando «più strade», tra cui colloqui in ambito Nato e nelle conferenze internazionali di Barcellona e Monaco di Baviera. Su questo tema «l’Europa è sicuramente la nostra priorità», ha dichiarato.

La posizione italiana

Il governo italiano non fa eccezione. «Sono arrivate forti pressioni dagli Stati Uniti», confermano da Palazzo Chigi, dove il dossier è in carico al Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. «Siamo assolutamente sensibili ai timori espressi da Washington e concordiamo pienamente sulla necessità di uno stop nei confronti di Huawei e Zte».

La messa al bando rischia di avere forti ripercussioni sui piani di investimento dei due colossi cinesi. Nel nostro Paese, Huawei detiene un terzo del mercato degli smartphone ed è coinvolta nello sviluppo della rete di ultima generazione in due delle cinque aree pilota individuate dal ministero dello Sviluppo economico: Milano e Bari-Matera. In quest’ultima è capofila con un investimento complessivo di 60 milioni di euro in 4 anni e una previsione di copertura 5G completa entro il 2019.

In un’altra area test, quella di L’Aquila-Prato, opera invece Zte, che in Abruzzo ha aperto il suo «centro di innovazione e di ricerca sulle reti di quinta generazione», il primo in Italia. Un possibile sacrificio di cui il governo si dice cosciente: «Lo abbiamo messo in conto – spiegano dalla Difesa – ma la sicurezza nazionale è prioritaria».

LA STAMPA

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