Mahmood vince il Festival di Sanremo, sul podio Ultimo e Il Volo
Però la musica traccia il solco, ma è lo spettacolo che lo difende. E qui ricasca l’asino festivaliero. La serata terminale non è lunga: è eterna. Per forza. Le canzoni vanno fatte riascoltare tutte, e sono ventiquattro, la liturgia di televoti e spot e saluti alla giuria d’onore e canta Pinco e dirige Pallino è sacra, quindi i tempi diventano così alluvionali che non riusciamo nemmeno a dirvi chi ha vinto. Si replica a oltranza il déjà vu. Gli autori riesumano perfino lo sketch della Famiglia Addams (del resto, Baglioni è uguale a Lurch il maggiordomo, anche se un’altra scuola di pensiero sostiene che sia il sosia di Giulio Cesare nei fumetti di Asterix). Ora, i casi sono due: o gli autori hanno la stessa fantasia di una colonia di criceti, o sono convinti che, a forza di fargliele vedere, la gente si affezioni a certe gag nate morte. Non è un copione, è accanimento terapeutico. Viene in mente quel critico inglese che scrisse una volta: «Ho visto lo spettacolo in condizioni sfavorevoli, il sipario era aperto».
Almeno ieri hanno dato un po’ di spazio a chi lo meritava di più, Virginia Raffaele. Per lei un medley, dove questo diavolo di (prima)donna imita alla perfezione tutte le principali cantanti italiane. Prima, insieme con Baglioni e Bisio, era toccato a «Camminando sotto la pioggia» e in Sala stampa c’è chi giura di aver sentito levarsi un’improvvisa corrente d’aria: era il Trio Lescano che si rivoltava nella tomba. Claudio Bisio è sempre sottotono, e del resto uno che viene in conferenza stampa a dire di aver «invidiato» la libertà di Pio & Amedeo, e magari pure il fatto che loro abbiano fatto ridere, è la dimostrazione che se n’è reso conto pure lui.
ANSA
I cantanti, vabbé, hanno ricantato le loro canzoni. Alcune, a forza di risentirle, sembrano quasi buone, o meno cattive. Daniele Silvestri emoziona, Anna Tatangelo si emoziona, anzi si commuove, forse per il rimorso di averci inflitto la sua lagna. Emozione all’ingresso di Ultimo, candidato più accreditato alla vittoria. Gli allibratori lo danno a 2 e mezzo e l’Ariston lo acclama. Resta irrisolto il grande mistero di Sanremo 69: cosa c’è nella miniborsetta di Loredana Berté? Incidente clamoroso per Mahmood: il microfono non funziona, si riparte da capo, che emozione… Intanto arrivano i primi responsi: il Premio della critica, che di solito è il bacio della morte per quello finale, va a Silvestri, il Premio «Endrigo» per la migliore interpretazione a Simone Cristicchi. Joe Bastianich twitta l’invito a votare per i Negrita, poi si accorge che è non molto in linea con il suo ruolo di giurato d’onore e cancella il cinguettio.
Gli ospiti fanno il loro dovere di catalizzare l’attenzione (o forse di svegliare i dormienti) con le loro ben note hit, ennesima conferma che il Sanremone è fatto soprattutto per rassicurare con la consolante certezza dell’usato sicuro. Dunque, standing ovation per Eros Ramazzotti uno e trino: da solo, con Baglioni e con Luis Fonsi, quello del Despacito. Cameo dal red carpet dell’Ariston per lo Stato sociale, quelli della vecchia che balla, che stavolta cambiano sesso alla terza età e con Renato Pozzetto cantano E la vita l’è bela.
Il Mago Forest è confinato a notte fonda come tutti quelli che fanno ridere, o perché questo Festival serioso non ama la risata oppure perché i comici sono considerati pericolosi, che non venga in mente a qualcuno di fare satira. Come se poi gli attuali referenti politici della Rai non facessero già ridere da soli, senza bisogno di contributi esterni.
LA STAMPA
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