Regionali Abruzzo, urne aperte: è il primo test importante per il governo Conte
Secondo la maggior parte degli osservatori, la corsa si risolverà all’ultimo voto. Per il ruolo di governatore, infatti, ci sono tre favoriti: Marco Marsilio, di Fratelli d’Italia, per il centrodestra, l’ex vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, per il centrosinistra e il consigliere regionale uscente Sara Marcozzi per il Movimento 5 Stelle. L’outsider è Stefano Flajani per Casapound.
Per capire le dimensioni della posta in palio basta guardare le cifre di partenza: in Abruzzo, meno di un anno fa, i grillini sfiorarono il 40%; il centrodestra nel suo assetto tradizionale si fermò al 35,3, col Carroccio inchiodato al 13,8 e Forza Italia addirittura sopra; il centrosinistra precipitò al 17,6. Se perciò adesso il M5S dovesse finire terzo, come più di qualcuno teme, per il partito di Di Maio suonerebbe un campanello d’allarme difficile da ignorare.
Sarà anche per questo se nelle ultime settimane le province dell’Aquila, Teramo, Chieti e Pescara hanno assistito a un forsennato via vai di leader di tutti gli schieramenti (tranne quelli del Pd in congresso permanente). Di Maio, che con tutte le sue forze ha sponsorizzato la ricandidatura a governatore della consigliera uscente Sarà Marcozzi, 42 anni, compagna del suo vice-capo di gabinetto al Mise ed ex deputato Giorgio Sorial, fra le contrade abruzzesi ha praticamente piantato le tende.
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Salvini non è stato da meno: nella gara a distanza con l’alleato di governo, mirata a fare il pieno di voti da spendersi poi a Palazzo Chigi, ha puntato sull’altro forno a sua disposizione e resuscitato il centrodestra, sebbene “solo a livello locale”. A correre per la coalizione che include anche i centristi è un oriundo abruzzese, il senatore di FdI Marco Marsilio, nato e cresciuto a Roma, un handicap per i suoi avversari: imposto da Giorgia Meloni al tavolo delle trattativa con Berlusconi e Salvini.
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Chi rischia tuttavia di ribaltare i pronostici della vigilia è Giovanni Legnini, l’avvocato sessantenne già vicepresidente del Csm e sottosegretario nel governo Letta, che ha deciso di tentare l’impossibile: confermare al centrosinistra una regione che tutti danno ormai per persa. Tenendo un po’ a distanza il “suo” Pd ha organizzato una coalizione larga, otto liste per 200 candidati, offrendo ampio spazio alle varie forme di associazionismo. Dentro, tutto quel mondo che i dem vorrebbero tornare a coinvolgere: i cattolici di Demos (che vuol dire Sant’Egidio) e i radicali, +Europa e la sinistra di Leu, progressisti e centristi, molta società civile. Certo, ci vorrebbe un prodigio, ma questa è terra che si presta: lo sanno bene i devoti del santuario di Casalbordino dedicato proprio alla Madonna dei Miracoli.
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