Una lezione ai nostalgici del comunismo

Gian Micalessin

Grazie presidente Mattarella. Da queste pagine nei giorni scorsi avevamo auspicato un suo intervento che ribadisse l’inviolabilità della Giornata del Ricordo, minacciata dall’indifferenza di molte istituzioni, dal disinteresse di una parte della cultura e dai tentativi di riproporre tesi negazioniste o riduzioniste.

Non ci illudiamo di averla influenzata, ma le siamo grati per la sensibilità con cui è intervenuto sull’argomento. Le sue parole pronunciate ieri, con 24 d’ore d’anticipo sul Giorno del Ricordo, sono esemplari perché chiariscono dei punti che qualcuno vuole nuovamente rendere controversi o discutibili con l’obiettivo di mettere in dubbio non solo la verità storica delle Foibe, ma anche la tragedia dell’esodo di istriani e dalmati. Lei l’ha impedito e l’ha fatto con fermezza e sostanza. Parlando di «grande tragedia italiana» ricorda a tutti che i morti delle foibe e i 300mila italiani costretti a fuggire dalle proprie case in Istria e Dalmazia non erano rappresentanti di un gruppo o di una fazione politica, ma dei connazionali colpevoli soltanto di esser nati italiani e di volerlo restare. Descrivendo il loro passaggio «dall’oppressione nazista a quella comunista» sottolinea come tra i due «grandi totalitarismi del Novecento» non vi sia differenza.

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